“Il Nobel a Lampedusa sarebbe un riconoscimento sacrosanto”. Claudio Baglioni interviene sul quotidiano “la Repubblica” per rilanciare la candidatura dell’isola siciliana al massimo riconoscimento per l’impegno nel salvataggio e nell’accoglienza dei profughi. La proposta recentemente è stata avanzata anche dal regista Gianfranco Rosi che con “Fuocoammare”, docufilm che racconta l’impegno di Lampedusa e dell’isola greca di Lesbo sul fronte dell’immigrazione, ha vinto il Leone d’oro al Festival del cinema di Venezia e L’Orso d’oro a Berlino. Ma fu proprio Baglioni, nel 2009, a lanciare la proposta con la Fondazione O’scia’. “Ora – scrive su Repubblica Baglioni – tocca alla sensibilità di Gianfranco Rosi, autore di un’opera straordinaria sulla storia di un’umanità straordinaria: la gente di Lampedusa e Linosa. Gente che, quando affoghi, non ti chiede chi sei o da che parte stai: ti tende la mano. Gente che esce, con qualunque mare, per venire a prenderti e non ci pensa due volte a dividere quel poco che ha con chi non ha più niente”. Baglioni non si ferma a considerazioni sentimentali, umanitarie o soltanto filantropiche, che già basterebbero. Si spinge a una valutazione politica del dramma-profughi: “Il Nobel – scrive – non deve essere un contentino o una pacca sulla spalla, ma una dichiarazione d’intenti: un manifesto politico. La presa di coscienza della classe dirigente europea che il benessere di pochi non si può fondare sul dramma di molti. Per ragioni economiche e non soltanto etiche. Quello che va in scena nel Mediterraneo è un nuovo tipo di genocidio: un genocidio censitario del quale un giorno la Storia ci chiederà conto. Non si tratta di essere buoni ma di non essere folli. O la politica farà il necessario per stabilizzare quelle aree o quelle aree destabilizzeranno noi”.
Maurizio Angelillo
Claudio Baglioni: il Nobel a Lampedusa. Ecco perché ci conviene aiutare i profughi
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