Più di quattro studenti universitari su dieci, per preparare l’ultimo esame, hanno fatto a meno di libri e prodotti digitali editoriali (contenuti integrativi, schede di approfondimento e prove di autoanalisi), facendosi bastare appunti, riassunti
scaricati dal web, registrazioni delle lezioni, slide, dispense, quiz ed esercizi del docente, correzioni di prove d’esame e
altri materiali non strutturati, spesso progettati per fornire un semplice supporto complementare allo studio dei testi.
La ricerca “Le abitudini di studio all’Università”, svolta da Talents Venture per l’Associazione Italiana Editori (AIE) su
mille studenti universitari tra i 19 e i 30 anni, fornisce un quadro aggiornato sulla frequenza di utilizzo da parte degli
studenti dei diversi strumenti per la formazione, e sulle motivazioni che sottendono alla preferenza di uno strumento
rispetto all’altro. A proposito di motivazioni, emerge, tra alcuni studenti, una visione dello studio come attività meramente funzionale al superamento dell’esame e non con il fine di acquisire una buona formazione. Sugli strumenti, la facilità di utilizzo è tra le prime tre ragioni che spinge ad adottare appunti propri, riassunti e dispense online,
o ancora risorse create da altri studenti.
Tra gli studenti che utilizzano materiali editoriali, oggi disponibili sia in versione digitale che cartacea, una netta maggioranza (78%) preferisce la carta, il 15% il digitale, mentre per il 7% è indifferente. La ricerca conferma quanto già
evidenziato da diverse ricerche a livello mondiale, secondo cui la lettura su carta è ritenuta dalle generazioni native digitali più proficua per la comprensione e la memorizzazione. I primi tre vantaggi del libro di carta sono infatti la possibilità di annotare e sottolineare (47%), la facilità di lettura/studio (44%) e la facilità di concentrazione (43%). A vantaggio del digitale, gli studenti indicano la sostenibilità ambientale (44%), la possibilità di accesso ovunque ci si trovi (41%) e la facilità di trasporto (40%).
Nel dettaglio, il 59% degli studenti interpellati ha utilizzato libri e risorse digitali editoriali per preparare l’ultimo esame universitario. I materiali più utilizzati dagli studenti, nella maggior parte dei casi accanto ai libri, ma talvolta da soli, sono però quelli forniti dai docenti – saggi, dispense, quiz – citati nel 78% dei casi, e quelli autoprodotti, come appunti e mappe concettuali, indicati nel 71%. Il 54% degli studenti, infine, utilizza appunti e dispense forniti dai colleghi o scaricati online. Materiali di studio editoriali (libro e digitale), materiali autoprodotti e forniti dai docenti non sono in competizione uno con l’altro, ma complementari, disegnando un universo studentesco che si divide tra studenti che approfondiscono e utilizzano più piattaforme e altri che invece tendono a ridurre al minimo le risorse di apprendimento. In particolare, chi utilizza i materiali editoriali (libro e risorse digitali) più spesso utilizza accanto ad essi anche i propri appunti (52%), le slide proiettate a lezione (45%), le risorse autoprodotte come le mappe concettuali (40%) e tutti gli altri supporti. Chi sceglie di non utilizzare materiali di studio editoriali, utilizza meno anche i propri appunti (46%), le slide (40%), le risorse autoprodotte (31%) e tutti gli altri supporti.
Nella capacità del libro e dei materiali digitali editoriali di imporsi come strumento di approfondimento e analisi per la
maggioranza degli studenti (59%), un ruolo fondamentale è giocato dai professori. Il fatto che tali materiali sono stati
indicati dal docente (53% dei casi) è la prima ragione del loro utilizzo, seguito dalla considerazione che consentono una preparazione specifica (27%) e dalla loro completezza (25%).
Lo studio è stata presentato oggi a Roma alla Camera dei deputati alla presenza di Anna Ascani, vicepresidente della
Camera, Federico Mollicone, presidente della Commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera dei deputati,
Alessandro Amorese, capogruppo Fratelli d’Italia in Commissione Cultura, della Camera e del presidente di Aie Innocenzo Cipolletta.
Di sapere “fragile” parla Messina: “La ricerca ci dice che esiste una parte di studenti, minoritaria ma ampia, che rifugge l’approfondimento sui materiali editoriali universitari, siano essi libri o contenuti digitali -ha sottolineato – ci preoccupano, come editori attenti alla crescita culturale del Paese, modi di studio che costruiscono un sapere fragile, per questo vogliamo aprire un dibattito sulla formazione delle future classi dirigenti che si troveranno ad affrontare una contemporaneità sempre più complessa”.
Per Innocenzo Cipolletta “questa ricerca ha un valore pubblico non tanto per quello che ci dice sulla diffusione dei
prodotti editoriali universitari, tema pure a noi caro, quanto per come questo dato abbia poi un riflesso immediato nella costruzione di una cultura solida e approfondita tra i laureati italiani. Aie ha sempre sostenuto che la crescita economica e civile del Paese è legata al grado di preparazione culturale dei suoi cittadini: questo è il punto che dobbiamo discutere e su cui lavorare”.
Stefania Losito