
Gli investimenti nel settore dell’istruzione, in Italia, sono pari al 3,9% del prodotto interno lordo. Si tratta di un dato inferiore rispetto alla media dei Paesi Ocse, pari invece al 4,7%. È quanto emerge dal rapporto ‘Education at a glance’, pubblicato oggi. Alcuni Paesi, si legge, applicano tasse universitarie più elevate agli studenti stranieri che frequentano corsi di laurea magistrale presso istituti pubblici. In Italia, viceversa, l’importo è identico per studenti italiani e stranieri.
Cattive notizie per il nostro Paese arrivano invece sul fronte del numero di donne laureate. In tutti i Paesi, secondo il rapporto, le donne che si iscrivono a corsi di laurea triennale hanno maggiori probabilità, rispetto ai colleghi uomini, di completare con successo gli studi universitari entro i tre anni successivi alla conclusione prevista del loro corso di studi. In Italia, invece, il divario di genere è di dieci punti percentuali (61% donne, 51% uomini) ed è inferiore di dodici punti percentuali rispetto alla media dei Paesi Ocse. La percentuale di immatricolati a corsi di laurea triennale che abbandonano gli studi dopo il primo anno è invece identica alla media dei Paesi Ocse, pari al 13%. Durante la pandemia, inoltre, i tassi di completamento dei nuovi iscritti ai corsi di laurea triennale sono aumentati in modo sostanziale rispetto a tre anni prima, passando dal 21 al 37%.
La mobilità internazionale degli studenti universitari ha fatto registrare un aumento in tutta la zona Ocse, passando dal 6% del 2018 al 7,4% nel 2023. L’Italia, tuttavia, è stata uno dei pochi Paesi che ha fatto registrare un calo, passando dal 5,6 al 4,8% nello stesso arco temporale.
Vincenzo Murgolo