Niente Consiglio dei ministri domani (il premier Draghi è atteso a Bari, ndr), slitta a giovedì. La tensione fra i partiti è alta, particolarmente tra Lega e Partito democratico. In Cdm si deciderà la Legge di Bilancio 2022, con tanto di regole per la pensione e distribuzione delle risorse. Si finirà con il tornare alla Fornero, ma le prossime ore potrebbero essere utili per trovare un accordo nella maggioranza e con le parti sociali (i sindacati avevano già bocciato la proposta del governo), una intesa sui nodi ancora da sciogliere. Enrico Letta dice no al sistema delle Quote voluto dalla Lega. Il governo avrebbe aperto alla possibilità di tenere per tre anni ferma l’età di uscita a 64 anni e aumentare gradualmente i contributi (38 anni nel 2022, 39 nel 2023, 40 nel 2024). Ma la soluzione non convince la Lega che rilancia con Quota 41, la pensione con 41 anni di contributi, magari tenendo ferma un’età minima in uscita per superare le forti perplessità del governo. In più, i leghisti chiedono più flessibilità per microaziende e precoci, mentre i Democratici puntano sulle donne e i giovani. Il governo ha fissato i suoi paletti con il Documento programmatico di bilancio (Dpb) inviato a Bruxelles: per ciascun capitolo della manovra sono state definite le cifre da investire e quelle restano, beninteso. Ancora da definire è anche il capitolo del taglio delle tasse, tanto spinoso che la decisione potrebbe essere rinviata all’iter parlamentare della manovra: Draghi e Franco vorrebbero destinare gli 8 miliardi disponibili a tagliare il cuneo per i lavoratori, ma centrodestra e imprese insistono per cancellare o almeno ridurre l’Irap.
Sul capitolo dei bonus si annuncia un’altra battaglia. Perché l’estensione al 2023 dell’incentivo al 110% non solo per i
condomini ma anche per le villette, come chiedono tutti i partiti, avrebbe costi troppo elevati, secondo le stime del
governo. Non è escluso che alla fine venga concessa una proroga di pochi mesi anche per le abitazioni unifamiliari.
Stefania Losito