
E’ morto nella sua casa di Milano, all’età di 99 anni, lo scultore di fama internazionale Arnaldo Pomodoro: ne ha
dato notizia il direttore generale della fondazione che porta il suo nome, Carlotta Montebello. “Con la scomparsa di Arnaldo Pomodoro il mondo dell’arte perde una delle sue voci più autorevoli, lucide e visionarie”, si legge in una nota su Facebook. “Il Maestro lascia un’eredità immensa, non solo per la forza della sua opera, riconosciuta a livello internazionale, ma anche per la coerenza e l’intensita’ del suo pensiero, capace di guardare al futuro con instancabile energia creativa”.
Arnaldo, fratello maggiore di Giorgio ‘Gio’ Pomodoro, anche lui scultore, fa dapprima studi da geometra per scoprire
presto la sua passione per il metallo e la scultura. Orafo in un primo momento, è negli anni Cinquanta che inizia a realizzare le prime grandi forme dopo il trasferimento a Milano dal 1954 quando inizia a tessere le sue trame segniche in rilievo creando situazioni visive al limite tra bi-dimensione e tridimensione. “Per me – aveva raccontato l’artista già ultranovantenne – è stato un periodo fittissimo di scambi intellettuali”. Con Lucio Fontana ed altri fonda il gruppo Continuità. Oggi le sue opere sono esposte ovunque nel mondo.
Pomodoro si e’ spento domenica sera, alla vigilia del suo 99mo compleanno. Nato a Montebello di Romagna, era famoso soprattutto per le sue opere di grandi dimensioni collocate negli spazi urbani: obelischi, piramidi e soprattutto le iconiche sfere di bronzo, capolavori a meta’ tra arte e architettura. Tra queste sono diventate un simbolo quelle davanti al Ministero degli Esteri a Roma e al quartier generale dell’Onu a New York, in cui la perfetta lucidita’ esalta la
linearita’ geometrica dei volumi, interrotta da falde innaturali al cui interno si apre un groviglio. L’opera di Pomodoro, soprattutto le grandi sculture pubbliche, sono apprezzate sia all’occhio dell’esperto che a quello del semplice appassionato.
L’ultima grande mostra nel 2023 in collaborazione con Fendi, al Palazzo della Civiltà Italiana, maison che aveva anche scelto una delle sue opere ambientali più significative, Ingresso nel labirinto, per la sede di Via Solari a Milano.
“Non ho mai creduto alle fondazioni che celebrano un solo artista come unicum. L’artista è parte di un tessuto di cultura, il suo contributo attivo non può venire mai meno ed è per questo che ho concepito la mia Fondazione come un luogo attivo e vivo di elaborazione culturale, oltre che come centro di documentazione della mia opera, capace di fare proposte originali e non solo di conservare passivamente. Ma il meglio deve ancora venire: questo è stato solo un inizio e nelle mie intenzioni il progetto – rivolto ai giovani e al futuro – si deve radicare, fare della continuità un elemento ineludibile…“. La Fondazione, nata da questa visione e forte della direzione tracciata da Arnaldo Pomodoro nel corso di trent’anni, continuerà ad operare secondo la volontà del fondatore, garantendo la conservazione e la valorizzazione della sua opera, impegnandosi a diffondere il proprio patrimonio materiale e immateriale attraverso la realizzazione di mostre, eventi e iniziative in uno spazio inventivo, quasi sperimentale, di studio e confronto sui temi dell’arte e della scultura, che mira a un coinvolgimento, profondo e globale, con le persone e la società.
Stefania Losito