In Italia due milioni di cittadini cercano lavoro ma le imprese non trovano un milione di addetti. Sono i paradossi del mercato del lavoro fotografati dalla Cgia di Mestre. Quello che traspare è che chi è alla ricerca di un lavoro spesso presenta un deficit educativo ed esperienziale notevole rispetto alle abilità professionali richieste dalle imprese. Molte persone, soprattutto giovani, senza una occupazione, mentre tante aziende, anche nel Mezzogiorno, sono costrette a
rinunciare a una quota importante degli ordinativi, poiché non hanno le risorse umane sufficienti per far fronte alle nuove commesse. Dai dati di Unioncamere-Anpal, emerge un elenco delle prime 50 figure professionali di difficile reperimento.
Se al Nord si cercano soprattutto camerieri, commessi e addetti alle pulizie, al Sud la richiesta si concentra su muratori e, anche qui, su camerieri e commessi. Tra le quattro ripartizioni geografiche del Paese, invece, le maggiori difficoltà nel reperire i lavoratori dipendenti sono emerse al Nordest. A Bolzano, infatti, nel 2022 si è registrata l’incidenza percentuale più alta pari al 52,5%. Seguono Pordenone con il 52%, Gorizia con il 48,8, Pavia con il 48,3, Trento con il 47,9, Udine con il 47,8, Bologna e Vicenza con il 47,7, Lecco con il 46,9 e Padova con il 46,8. Sebbene il livello di disoccupazione nelle regioni del Sud si aggiri mediamente sul 15%, anche in questa ripartizione un nuovo posto di lavoro su 3 ha rischiato di non essere coperto. Le punte più elevate, comunque si registrano a Chieti e L’Aquila con il 43,6%, a Caltanissetta con il 40,5%, Cagliari con il 39,2, Brindisi e Sassari con il 39, Siracusa con il 38,8, Isernia, Matera e
Pescara con il 38,5, Benevento con il 38,1 e di seguito tutte le altre.
E’ evidente, secondo la Confederazione Generale Italiana dell’Artigianato, che nei prossimi anni la tendenza è destinata a salire ulteriormente. Il combinato disposto tra calo della natalità e il progressivo innalzamento dell’età media dovrebbe creare non pochi problemi agli imprenditori che, tra le altre cose, saranno chiamati a sostituire un elevato numero di maestranze destinato al pensionamento.
Introvabili sono i saldatori ad arco elettrico, i medici di medicina generale, elettronici/telecomunicazioni, gli ingegneri
gli intonacatori (compresi gli stuccatori, i decoratori e i cartongessisti) e i dirigenti d’azienda (di istituti scolastici privati e di strutture sanitarie private). Di questo primo blocco, in 8 casi su 10 la ricerca degli imprenditori (privati e pubblici) è vana. Altrettanto difficili da trovare sono i meccanici collaudatori, gli infermieri/ostetriche, i tecnici elettronici (installatore e manutentore hardware), i tappezzieri e i materassai, gli operai addetti a macchinari per la filatura e bobinatura, i saldatori e i tagliatori a fiamma, gli ingegneri elettronici, gli elettrotecnici e gli operai addetti ai telai
meccanici per la tessitura e maglieria: in 7 casi su 10 le richieste imprenditoriali rimangono scoperte.
Stefania Losito