Oggi, 7 settembre, Dario Argento compie 80 anni e, secondo indiscrezioni, potrebbe essere al lavoro per tornar esul set il prossimo anno . Romano “di Roma”, figlio di un uomo di cinema come Salvatore (tra i fondatori di Unitalia per la promozione dei film italiani all’estero e produttore di talento) e di Elda Luxardo (grande fotografa dello star system italiano), Dario nasce il 7 settembre 1940 nel pieno della guerra mondiale. Grazie ai genitori non ne subisce direttamente i traumi e crescera’ invece gironzolando per lo studio della madre, in Via del Tritone, dove passa ore incantato a scoprire i segreti del set, delle luci, del trucco e dell’obiettivo.
Dario è stato uno uno studente ribelle, ancora minorenne lasciò il liceo classico e scappa a Parigi dove vivra’ un anno nello stile della piu’ tipica bohe’me, facendo mille mestieri, nutrendosi di cinema alla Cine’mathe’que Francaise.
Ricordando come era da ragazzo, Dario Argento ha raccontato: “Avevo opinioni decise, fin troppo, su tutto e tutti, ma non mi sono mai pentito perche’ fare critica significa esporsi e difendere le proprie idee. Da cronista ricordo ancora quando andai a bussare alla porta dell’albergo di John Huston: non avevo appuntamento, non rappresentavo una testata di riguardo (peraltro schierata a sinistra), ma alla
fine passammo ore insieme ed e’ uno di quegli incontri che non si dimenticano”.
A metà degli anni ’60: si sposa con Marisa Casale nel 1966 (da cui 4 anni dpo nacque Fiore) ed entra nel giro degli sceneggiatori di mestiere lavorando a molti copioni fino ad approdare su un set nel ’69 per dirigere alcune sequenze di “Un esercito di 5 uomini”, western che esce con la firma del produttore Italo Zingarelli. Frequenta anche Sergio Leone, chiamato ad abbozzare il soggetto di “C’era una volta il West”
insieme a Bernardo Bertolucci, collabora con Giuseppe Patroni Griffi per “Metti una sera a cena”, fonda una societa’ di produzione col padre (la S.E.D.A.) con cui mette il cantiere il suo primo film.
Quella di “L’uccello dalle piume di cristallo” (1970) e’ ormai leggenda: la distribuzione Titanus
non crede nel film che non si iscrive in nessuno dei filoni allora di moda, Salvatore Argento si impegna personalmente nel radunare una squadra tecnica d’eccezione (Morricone alle musiche, l’esordiente Storaro alla fotografia, Franco Fraticelli al montaggio) e insieme a Dario convince un riluttante Tony Musante che ha conosciuto per “Metti una sera a cena” e che nello stesso anno diventera’ un divo di Cinecitta’ grazie ad
“Anonimo veneziano”, diretto da Enrico Maria Salerno. Dopo una prima proiezione non acclamata, le sale si riempiono grazie al passaparola e l’incasso nazionale supera largamente il miliardo di lire.
Il regista sdogana il cosiddetto “giallo” italiano, si guadagna il titolo di “re del brivido” con un crescendo di
consensi che trova l’apoteosi in “Profondo rosso” (1975) in cui rende omaggio alle sue passioni cinefile mediante gli attori: David Hemmings, Macha Meril, Clara Calamai e infine Daria Nicolodi, la sua nuova compagna che dara’ alla luce sua figlia Asia. In quel periodo viene spesso accostato a Hitchcock, ma
nonostante le affinita’ tecniche, il cinema di Dario Argento e’ gia’ profondamente diverso e lo sara’ ancor piu’ quando vira verso l’horror e l’incubo puro tra “Suspiria”. Oggi Argento e’ amato, premiato e
venerato in tutto il mondo. Nel 2021 il Museo del Cinema di Torino gli dedichera’ una grande mostra antologica: “In realta’ proietto sullo schermo le mie paure, le ossessioni che spesso hanno popolato le mie notti e le esorcizzo anche con una robusta dose di ironia. Amo mettermi nei panni dei miei mostri e per
questo le mani dell’assassino sono sempre le mie, da un film all’altro. Adoro la tecnica, la sfida delle riprese impossibili, ma poi credo che nel mio cinema ci sia la poesia della vita e della morte”.
Angela Tangorra