La spesa mensile delle famiglie è cresciuta dell’8,7% ma l’aumento dei consumi è in realtà soltanto apparente: non si consuma di più, sono i prezzi e l’inflazione a costringere le famiglie a spendere di più per acquistare di meno. E’ il report Istat sulle spese per i consumi delle famiglie per l’anno 2022: il dato mensile è di 2.625 euro rispetto ai 2.415 euro nel 2021.
Al netto del tasso di inflazione “i consumi sono rimasti fermi”, come denuncia Confesercenti. E spiega: “La corsa dei prezzi, dunque, ha inciso pesantemente sui consumi e sul potere d’acquisto delle famiglie, in particolare quelli piu’ deboli, e continuerà a pesare anche nell’anno in corso”.
Di fronte ad un così elevata corsa dei prezzi, i nuclei familiari hanno reagito sia attingendo ai risparmi accumulati durante la crisi sanitaria dovuta al Covid (con il tasso di risparmio salito al 15,6% nel 2020), ma, nel 30% dei casi, “modificando i propri comportamenti di consumo, anche alimentari, limitando quantità o qualità degli acquisti alla ricerca del risparmio”, spiega ancora Confesercenti.
“Consumi al palo. Il rialzo delle spese, pari a 210 euro al mese, e’ solo un effetto ottico dovuto all’inflazione che nel 2022 e’ letteralmente decollata, passando, per l’indice Nic, dall’1,9% del 2021 all’8,1%, oltre 4 volte tanto. Insomma, e’ solo un miraggio. Come, infatti, riporta anche l’Istat, in termini reali la spesa e’ pressoché invariata”. Lo afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, commentando i dati Istat.
Per Coldiretti Circa 1/3 delle famiglie italiane (29,5%) ha dichiarato di aver provato a limitare nel 2022 la quantita’ e/o la qualita’ del cibo acquistato con il risultato che la vendita di beni alimentari ha fatto registrare un aumento tendenziale in valore (+4,6%) e una diminuzione in quantita’ (-4,3%).
In termini reali, la spesa equivalente diminuisce del 2,5% per le famiglie meno abbienti, mentre per le famiglie più abbienti aumenta dell’1,8%.
Continuano ad accentuarsi le differenze nei livelli di spesa tra le famiglie composte solamente da italiani rispetto a quelle in cui tutti i componenti sono stranieri (952 euro in più, 850 nel 2021).
I divari territoriali restano “sempre elevati”: 782 euro di differenza tra la spesa massima del Nord-ovest e quella minima del Sud, erano 748 euro nel 2021. L’incremento delle spese delle famiglie è particolarmente intenso nelle Isole (+10,7%), seguite dal Centro (+9,6%) e dal Sud (+9,5%), mentre Nord-ovest e Nord-est si mantengono al di sotto del valore nazionale (rispettivamente, +8,1% e +7,5%). I livelli di spesa più elevati, e superiori alla media nazionale, continuano comunque a registrarsi nel Nord-ovest (2.900 euro), nel Nord-est (2.845 euro) e nel Centro (2.795 euro), mentre sono più bassi (e inferiori alla media nazionale) nelle Isole (2.196 euro) e nel Sud (2.118 euro).
La spesa media più alta è in Trentino-Alto Adige e Lombardia la spesa media più alta, la più contenuta è in Puglia e
Calabria.
La voce di spesa in maggior frenata è quella per abbigliamento e calzature, a differenza dei due anni precedenti
quando era la spesa per viaggi e vacanze. La spesa aumenta soprattutto per coppie adulte senza figli e persone sole giovani. Cresce di più per le famiglie di imprenditori e liberi professionisti. Cala per i meno abbienti, cresce per i più abbienti. Sono 4,6 milioni le famiglie in affitto (in media 419 euro), 3,7 milioni pagano un mutuo (in media 539 euro).
Nell’ambito della spesa non alimentare, quasi tutti i capitoli di spesa registrano una variazione positiva rispetto al 2021
tranne bevande alcoliche e tabacchi, mobili, articoli e servizi per la casa, istruzione, che rimangono stabili. Anche nel 2022 la quota di spesa per abitazione, acqua, elettricità, gas e altri combustibili, che sale dal 37,8% del 2021 al 38,5%, si
conferma la più elevata, seguita da quella per alimentari e bevande analcoliche, che al contrario scende dal 19,3% al 18,4%.
Stefania Losito