È iniziato, come preannunciato, alle 13 ora locale (le 6 in Italia) lo scarico nell’oceano Pacifico delle acque radioattive trattate contenute nelle cisterne della centrale nucleare di Fukushima. L’operazione segue l’annuncio del governo di Tokyo fatto ad inizio settimana, nonostante le proteste dei Paesi vicini per le possibili conseguenze sull’ambiente, e dei pescatori locali preoccupati per la reputazione dei loro prodotti. In particolare la Cina torna a criticare con durezza il Giappone dopo l’avvio delle operazioni di rilascio nell’oceano delle acque trattate della disastrata centrale nucleare di Fukushima, definendo la mossa “estremamente egoista e irresponsabile”. Lo si legge in una nota del ministero degli
Esteri. E ha annunciato il blocco delle importazioni dei frutti di mare giapponesi . Lo riferisce l’Amministrazione generale delle Dogane cinesi.
Più di 10 persone sono state arrestate mentre cercavano di entrare nell’ambasciata giapponese a Seul in segno di protesta contro la decisione di Tokyo. “Più di 10 persone sono state arrestate per aver tentato di fare irruzione nell’ambasciata”, ha dichiarato un agente di polizia.
Il gestore dell’impianto, la Tokyo Electric Power (Tepco), ha dichiarato che martedì aveva diluito un metro cubo di acque di scarto con circa 1.200 metri cubi di acqua marina, secondo gli standard di sicurezza giapponesi, consentendo al liquido di fluire attraverso un tunnel sottomarino situato a 1 chilometro dal complesso. L’acqua sarà ulteriormente
esaminata e da oggi rilasciata in mare insieme ad altre immagazzinate sul sito. Circa 1,34 milioni di metri cubi di acqua, equivalenti a 540 piscine olimpioniche, sono stati raccolti nelle cisterne, utilizzate per raffreddare ciò che resta dei reattori ancora altamente radioattivi, e che si sono mescolate successivamente con acque sotterranee e piogge. La complessa operazione ha avuto il via libera dall’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA).
Nel frattempo il processo di smantellamento della centrale va avanti, attraverso la rimozione del combustibile nucleare fuso e dei detriti radioattivi ancora presenti nei reattori distrutti dall’esplosione avvenuta all’indomani del triplice disastro nel marzo del 2011, il terremoto di magnitudo 9, il successivo tsunami, e la diffusione delle radiazioni. L’operazione è talmente complessa e pericolosa che obbliga la Tepco a utilizzare robot avanzati al posto degli esseri umani. Si prevede che gli oltre 1.000 serbatoi raggiungeranno la loro capacità massima entro il 2024, e sia il governo che Tepco sostengono che il rilascio dell’acqua nell’oceano è necessario per continuare i lavori che richiedono spazio e strutture adatte a conservare i detriti prodotti dalle laboriose operazioni di demolizione.
Stefania Losito