Le nazioni che producono petrolio e le lobby di settore fanno ostruzionismo
In occasione della Giornata della Terra riprende in Canada il negoziato tra 175 Paesi con l’obiettivo di arrivare a un trattato mondiale vincolante che metta fine ai rifiuti di plastica, cinque mesi dopo l’ultimo incontro in Kenya.
Le riunioni internazionali sono cominciate due anni fa e l’obiettivo era stato fissato entro la fine del 2024. Dopo l’incontro in Nord America, per raggiungerlo, resterà un’ultima possibilità in Corea del Sud intorno a fine anno.
I punti di disaccordo restano numerosi, tant’è che lo scorso novembre a Nairobi le Ong ambientaliste avevano espresso frustrazione per l’assenza di avanzamenti concreti; ma esiste una bozza su cui i delegati lavoreranno nei prossimi giorni.
“È una base” ha detto il ministro dell’Ambiente canadese Steven Guilbeault, che spera di svolgere un ruolo di facilitatore in questo round di negoziati in quanto padrone di casa. L’obiettivo è di “arrivare a un testo con una percentuale fra il 60% e il 70% degli elementi già fissati”.
Nonostante la maggioranza consideri necessario il trattato, c’è una forte distanza fra le ONG che vorrebbero arrivare al calo della produzione del 75% entro il 2040 e i Paesi produttori di petrolio e le lobby del settore che preferiscono un aumento del riciclaggio. I dati mostrano che l’inquinamento delle plastiche continua ad aumentare: la produzione annua è più che raddoppiata in 20 anni ed è ora pari a 460 milioni di tonnellate; potrebbe addirittura triplicare da ora al 2060 se non ci saranno limitazioni. Solo il 9% delle plastiche prodotte viene riciclato.
Gianvito Magistà