Sarebbe di almeno due feriti il bilancio di un bombardamento delle navi da guerra russe sulla costa dell’oblast di Odessa, il porto nel sud-ovest dell’Ucarina. A riferirlo è il Kyiv Independent. I satelliti hanno rilevato 14 navi della flotta settentrionale di Mosca in avvicinamento a Odessa, tra cui il Pyotr Morgunov, nave anfibia lunga 120 metri. Intanto le sirene anti-aereo sono risuonate tutta la notte in varie città ucraine: in particolare, riferisce il Kyiv Independent, sono state udite a Cherkasy, Dnipro, Leopoli, nella stessa Odessa, Ivano-Frankivsk, Vinnytsia, Kirovohrad e Khmelnytskyi.
Nella notte colpiti edifici residenziali a Kiev e Kharkiv: almeno due morti. Mariupol attaccata anche dal mare di Azov. Il sindaco denuncia che i russi controllano l’ospedale regionale, dove “usano i pazienti come scudo contro i tentativi di riprendere il controllo del nosocomio da parte dei nostri soldati”.
Sul fronte delle trattative, niente Nato per l’Ucraina, ma almeno garanzie di sicurezza da ottenere con patti da stringere con i singoli Paesi. “Abbiamo sentito per anni parlare di porte aperte, ma abbiamo anche sentito dire che non possiamo entrarci, e dobbiamo riconoscerlo”, ha affermato il presidente. L’Ucraina ha però bisogno di “garanzie di sicurezza a lungo termine” e quindi “se non possiamo entrare attraverso queste porte, dobbiamo cooperare con coloro che ci aiuteranno”. Il presidente ucraino Volodymyr fa un passo avanti nelle trattative, ma sembra che al presidente russo Putin non basti per siglare il cessate il fuoco. “L’Ucraina non mostra di voler seriamente trovare soluzioni mutualmente accettabili”, ha affermato il capo del Cremlino in una telefonata con il presidente del Consiglio Ue Charles Michel. E’ dunque evidente che il negoziato continua in salita, nonostante Zelensky mostri ottimismo e che una nuova sessione è prevista per oggi. E’ in ogni caso intervenuto il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov: “I negoziati con l’Ucraina non sono facili, ma c’è la possibilità di un compromesso”, ha detto. “Mi baso sulle valutazioni fornite dai nostri negoziatori, i quali dicono che i negoziati non stanno andando bene per ovvi motivi, ma che c’e’ comunque un margine di speranza”, ha detto Lavrov.
Nella capitale ucraina sono arrivati, in treno, i premier di Polonia, Repubblica Ceca e Slovenia, per riaffermare, ha
sottolineato Varsavia, “l’inequivocabile sostegno dell’intera Unione Europea alla sovranità e all’indipendenza dell’Ucraina”. Eppure su questo sostegno Zelensky esprime dubbi, soprattutto per il rifiuto della Nato di istituire una no-fly zone sull’Ucraina. Alcuni Paesi dell’Alleanza, ha osservato il presidente, sembrano “ipnotizzati” dalla Russia.
Il leader ucraino, rivolgendosi ai premier europei in missione a Kiev – lo sloveno Janez Jansa, il polacco Mateusz
Morawiecki ed il ceco Petr Fiala – ha spiegato che “i russi stanno bombardando ovunque, non solo Kiev, ma anche le aree occidentali”. Morawiecki ha risposto con l’appello all’Ue di concedere “rapidamente lo status di candidato all’Ucraina” e ha chiesto “una missione di pace” della Nato, “protetta da forze armate”. “Questa missione non può essere disarmata. Deve cercare di fornire aiuti umanitari e pacifici all’Ucraina”, ha specificato.
Zelensky si è anche rivolto al Parlamento canadese, con cui si è collegato in videoconferenza: “Le sanzioni che avete imposto non hanno fermato la guerra”, ha detto rivolgendosi al premier Trudeau. “Noi vi chiediamo di fermare le bombe e voi ‘esprimete la vostra profonda preoccupazione e ci chiedete di resistere ancora un po’?”.
Le armi che gli alleati occidentali forniscono all’Ucraina “in una settimana ci durano per 20 ore”, per questo siamo
costretti a “riutilizzare gli equipaggiamenti sottratti ai russi”, aveva detto già Zelensky alla Joint Expeditionary Force, radunata a Londra dal premier britannico Boris Johnson. “Sapete di quali armamenti abbiamo bisogno, lo sanno tutti”.
La Cina ha invitato ancora una volta alla “massima moderazione”. Al contrario, gli Stati Uniti hanno adottato nuove misure contro la Russia e hanno preso di mira anche il presidente bielorusso Alexander Lukashenko, alleato di Putin. Mosca ha risposto con una raffica di misure personali anche contro il presidente Joe Biden e il premier canadese Trudeau che prevedono il divieto d’ingresso in Russia e il congelamento dei beni.
Di buono c’è soltanto l’annuncio del ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov che, ricevendo il suo omologo iraniano Hossein Amir-Abdollahian, ha detto di aver ricevuto da Washington “garanzie scritte” che le sanzioni imposte a Mosca non impediranno la sua piena ripresa della cooperazione con Teheran se verrà firmato l’accordo per la riattivazione dell’intesa internazionale sul nucleare iraniano. La prospettiva di un accordo e quindi del ritorno del petrolio iraniano sul mercato ha contribuito a far crollare di oltre il 7% il prezzo del greggio, sceso sotto i 100 dollari al barile per la prima volta da tre settimane.
Intanto il segretario di Stato americano Antony Blinken ha detto che l’Ucraina indipendente durerà “molto più tempo” di Vladimir Putin. “In un modo o nell’altro, l’Ucraina sarà lì e ad un certo punto Putin non ci sarà più”, ha detto il segretario di Stato americano in un’intervista alla Cnn.
Stefania Losito