
L’Unione europea trova l’accordo sui migranti al Consiglio dei ministri dell’Interno a Lussemburgo. Sciolto il nodo sulla definizione dei paesi terzi sicuri dove inviare chi non riceve asilo. I 27 hanno raggiunto un testo di compromesso sui due pacchetti di norme che costituiscono il cuore del nuovo Patto dopo ben 12 ore di maratona negoziale. Alla fine a votare contro sono state solo Polonia e Ungheria.
Nel dettaglio, l’accordo punta a rafforzare la responsabilità a carico dei Paesi di primo ingresso (resta in vigore Dublino e la responsabilità dei migranti arrivati è dello Stato di primo arrivo per 24 mesi) ma anche a rendere obbligatoria la solidarietà da parte degli altri Paesi: gli Stati dovranno dare sostegno ai Paesi in difficoltà con la disponibilità ai ricollocamenti o in alternativa al pagamento di 20 mila euro per ogni migrante non ricollocato. L’Italia però ha rifiutato la compensazione e ha chiesto che venga destinata a un fondo europeo per la dimensione esterna, a favore dei Paesi terzi.
“L’Italia è stata decisiva” commenta il capo del Viminale, Matteo Piantedosi. “Abbimo ottenuto il consenso su tutte le proposte avanzate. In primis, abbiamo scongiurato l’ipotesi che l’Italia e tutti gli Stati membri di primo ingresso venissero pagati per mantenere i migranti irregolari nei propri territori. L’Italia non sarà il centro di raccolta degli immigrati per conto dell’Europa”, ha rivendicato Piantedosi. “Abbiamo ottenuto la creazione di un nuovo fondo europeo per i Paesi terzi di origine e transito dei flussi per la dimensione esterna e nel sistema, come misura di solidarieta’ obbligatoria complementare ai ricollocamenti, è prevista anche la compensazione dei ‘dublinanti'”, ha evidenziato.
Esulta la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Per lei l’unico modo di affrontare i problemi dati dalla migrazione “è risolverli alla partenza” e dunque si dice “soddisfatta di essere riuscita a far capire che c’è un modo di affrontare la questione insieme”.
Michela Lopez