“A Kiev per ora non vado. Io prima devo andare a Mosca, prima devo incontrare Putin”. Così Papa Francesco in un’intervista con il direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana e la vicedirettrice Fiorenza Sarzanini. “Ho chiesto al cardinale Parolin, dopo venti giorni di guerra, di fare arrivare a Putin il messaggio che io ero disposto ad andare a Mosca. Certo, era necessario che il leader del Cremlino concedesse qualche finestrina. Non abbiamo ancora avuto risposta e stiamo ancora insistendo, anche se temo che Putin non possa e voglia fare questo incontro in questo momento. Ma tanta brutalità come si fa a non fermarla?”. Papa Francesco, poi, spiega di non saper rispondere se sia giusta o meno la fornitura di armi agli ucraini ma sottolinea che “il commercio degli armamenti è uno scandalo, pochi lo contrastano” e ricorda il gesto dei portuali di Genova che rifiutarono di scaricare le armi per lo Yemen. “E’ una cosa piccola, ma un bel gesto. Ce ne dovrebbero essere tanti così”, osserva.
“Il primo giorno di guerra ho chiamato il presidente ucraino Zelensky al telefono – racconta il pontefice – Putin invece non l’ho chiamato. L’avevo sentito a dicembre per il mio compleanno ma questa volta no, non ho chiamato. Ho voluto fare un gesto chiaro che tutto il mondo vedesse e per questo sono andato dall’ambasciatore russo. Ho chiesto che mi spiegassero, gli ho detto ‘per favore fermatevi’.
Ma Bergoglio teme che Putin non si fermerà. Forse, afferma, “l’abbaiare della Nato alla porta della Russia” ha indotto il capo del Cremlino a reagire male e a scatenare il conflitto. “Un’ira che non so dire se sia stata provocata – si interroga -, ma facilitata forse sì”.
Poi racconta anche dei 40 minuti di chiacchierata via Zoom con il patriarca Kirill e del foglio con tutte le giustificazioni della guerra, dell’operazione speciale, di cui “non capisco niente”. Un patriarca, un capo di una chiesa, “non può trasformarsi nel chierichetto di Putin”. “Io avevo un incontro fissato con lui a Gerusalemme il 14 giugno – prosegue -arebbe stato il nostro secondo faccia a faccia, niente a che vedere con la guerra. Ma adesso anche lui è d’accordo: fermiamoci, potrebbe essere un segnale ambiguo”.
E sul ruolo dell’Italia commenta: “L’Italia sta facendo un buon lavoro – dice – il mio rapporto con Mario Draghi è buono, è molto buono. E’ una persona diretta e semplice. Ho ammirato Giorgio Napolitano, che è un grande, e ora ammiro moltissimo Sergio Mattarella. Rispetto tanto Emma Bonino: non condivido le sue idee ma conosce l’Africa meglio di tutti. Di fronte a questa donna dico, chapeau”.
Luciano Fontana racconta di un papa affaticato per il ginocchio e del suo legamento lacerato che lo costringe a stare seduto. ma non è quella la sua più grande preoccupazione, spiega Fontana, che lo descrive col suo solito ampio sorriso.
Poi, su Twitter, il pontefice precisa: “In questo mese dedicato alla Vergine Maria, impariamo da Lei che la preghiera è la
migliore arma della vita cristiana: senza una preghiera perseverante, nessuna vittoria sul male è possibile”.
Stefania Losito