
Al telefono gli aveva detto: “Non sceglieranno mai un americano ma io sono pronto”
John Prevost, ex preside di una scuola cattolica, aveva parlato con Robert martedì, prima dell’ingresso del fratello in conclave, dicendogli che avrebbe potuto uscirne da nuovo Papa: “Sciocchezze. Non sceglieranno mai un americano”, aveva replicato il futuro Leone XIV. “Non ci credeva o non voleva crederci, ma ha detto anche che sarebbe stato pronto, se questa era la volontà di Dio”. Ed è andata così, come in una favola. Perché fin da bambino, “Bob” giocava “a celebrare la messa con l’asse da stiro come altare, e usava le caramelle come fossero l’ostia”, hanno raccontato alla Abc John e Louis, i due fratelli del nuovo pontefice. hanno raccontato anche che, in prima elementare, avrebbe detto a un vicino di casa che avrebbe fatto il Papa. “Ha sempre desiderato diventare prete. Lo ha capito subito. Non credo che l’abbia mai messo in discussione. Non credo che abbia mai pensato ad altro, la questione era se un prete di parrocchia o in un ordine”, ha detto John, il secondogenito intervistato a New Lenox, non lontano da Dolton, il sobborgo del
South Side di Chicago dove i genitori Mildred e Louis Marius (lei di famiglia creola e haitiana, lui di origini francesi e
italiane) avevano cresciuto i figli coinvolgendoli nella vita di parrocchia. Robert, che come Louis e John, faceva il chierichetto e cantava nel coro, a 13 anni aveva lasciato casa per finire il liceo in seminario sotto l’egida dell’ordine agostiniano di cui sarebbe poi diventato Priore Generale. John ha riconosciuto le somiglianze del fratello con Papa Francesco come qualcuno che vuol essere la voce di poveri e diseredati. “Erano simili, forse perché erano stati entrambi in America Latina allo stesso tempo, uno in Argentina e l’altro in Perù, avevano avuto le stesse esperienze missionarie”. Ora che lo andrà a trovare a Roma, John spera che lo facciano uscire dal Vaticano: “Andremmo a prendere un gelato”.
L’altro fratello, Louis, militare in pensione in Florida, se l’aspettava: “Mia moglie mi ha detto della fumata bianca. Ho acceso la tv e dopo un’ora è uscito il nome. Ho capito subito”.
Alle otto del mattino la Holy Name Cathedral di Chicago è gremita di fedeli accorsi per festeggiare il Papa. Le campane suonano per un’elezione inattesa. La chiesa, addobbata con i colori giallo e bianco del Vaticano, lascia scorrere, sullo schermo all’ingresso, le immagini di papa Leone XVI che saluta dal balcone di Piazza San Pietro. La madre del pontefice ha lavorato per un periodo nella Holy Name Cathedral. “Me l’hanno descritta come una persona straordinaria, che amava la lettura e i libri”, racconta il vescovo. “Sono molto contento, non me lo aspettavo”, si è lasciato andare uno dei preti della cattedrale. “L’ho incontrato nove anni fa mentre era a Chicago. Quello che ricordo di quell’incontro è una persona con i piedi per terra, accessibile, gradevole e gentile. Con lui si può scherzare. E’ il papa della gente”, ha aggiunto.
Papa Leone XIV è un tifoso della squadra di baseball dei Chicago White Sox, racconta ancora John Prevost, fratello del pontefice, stavolta all’emittente televisiva locale WGN. “E’ sempre stato un tifoso dei Sox. Nostra madre era una tifosa dei Cubs”, l’altra formazione della citta’, “e nostro padre era un tifoso dei Cardinals” di St. Louis, ha detto. I Sox hanno subito sfruttato l’impatto della notizia sui social. Su X hanno postato la foto di un cartello esposto nello stadio di casa, il Rate Field, con scritto: ‘Ehi Chicago, e’ un tifoso dei Sox’. Una risposta-sfotto’ a un analogo cartellone pubblicato poco prima dai rivali dei Cubs al Wrigley Field, casa del club.
Non solo gli sportivi pregano affinché l’elezione sia di buon auspicio per la loro squadra di baseball, ma anche la politica bipartisan festeggia: il governatore democratico JB Pritkzer parla dell’apertura di un “nuovo capitolo in un momento in cui abbiamo bisogno di compassione e unita’”. La deputata Robin Kelly, del secondo distretto a cui fa capo il South Side di Chicago dove Papa Leone XIV è cresciuto, gli augura di riuscire a “spingere la chiesa verso una maggiore inclusione”.
Stefania Losito