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Rapporto Comunicazione del Censis: la tv resta regina, tiene la radio. Boom dell’informazione sui social

Resta la televisione la regina della comunicazione in Italia, ma sempre più giovani si informano sui social. Lo conferma il 20esimo Rapporto sulla Comunicazione del Censis, presentato nella Biblioteca del Senato. La tv, nel 2024, è stata guardata dal più di 9 italiani su dieci, poco meno quelli che si informano su internet anche tramite smartphone. Ad eccezione di una lieve contrazione della tv digitale terrestre (-1,8%), aumentano gli utenti di tutte le televisioni: nel 2024 la tv satellitare raggiunge il 47,7% (+2,6%), la web tv sale al 58,4% (+2,3%) e la mobile tv si consolida con il 35,0% dell’utenza (+1,4%).

La radio resta salda al suo posto, grazie alla sua capacità di ibridazione che si conferma anno dopo anno (i radioascoltatori sono il 79,1%). Stabili tutti i sistemi di ascolto, con la radio tradizionale che subisce un piccolo rialzo passando dal 45,6% di utenza al 46,8% (+1,3%). Stesso aumento dell’1,3% per la radio mobile che giunge al 25,4%, mentre l’autoradio resta la modalità più seguita dagli italiani (68,9%). 

A proposito di informazione, oggi le prime cinque fonti più utilizzate dagli italiani sono: i telegiornali (47,7%), Facebook (36,4%), i motori di ricerca su internet (23,3%), le televisioni all news (18,9%) e i siti web di informazione (17,2%). Seguono Instagram (16,7%), YouTube (15,5%) e TikTok (14,4%). Per quanto riguarda l’informazione digitale, solo il 37,6% si definisce un patito dell’informazione online e il 62,4% dichiara di non avere un rapporto esclusivo con questo genere di mezzo d’informazione. Al contrario, tra i giovani si registra un rifiuto nei confronti dei media tradizionali (70,3%). In ogni caso, l’informazione interessa: l’85,0% degli italiani (e l’80,0% dei giovani) ritengono che sia un diritto e un dovere di tutti tenersi informati. Inoltre, il 75,5% degli italiani e’ d’accordo nell’affermare che, nonostante i molti difetti, l’informazione sia imprescindibile. Per più della metà dei cittadini tv, radio e quotidiani non sono più imprescindibili, mentre il restante 49,3% non li considera superflui.

Tra i 14 e i 29 anni si consolida l’impiego delle piattaforme legate all’immagine. Il 78,1% dei giovani, infatti, dichiara di utilizzare Instagram, il 77,6% e’ utente di YouTube, il 64,2% sceglie TikTok (contro il 35,4% della popolazione totale). Molto presenti i giovani sulle piattaforme di messaggistica (quasi totalmente rappresentati su WhatsApp con l’87,4%, ma rilevanti anche su Telegram con il 42,9%) e sulle multipurpose come Amazon (60,1%). Nel 2024 cresce in modo evidente l’uso i social network, che nell’ultimo anno fanno un balzo in avanti, passando dall’82,0% all’85,3% (+3,3%).

Il 55,9% degli italiani, inoltre, condivide l’opinione in base alla quale i social media dovrebbero permettere ai propri utenti di esprimersi liberamente su qualsivoglia argomento e in qualsiasi modo, senza restrizioni sui contenuti. Tuttavia, di questi, il 38,6% è d’accordo nel consentire la libertà di espressione, ma ritiene necessario introdurre alcune limitazioni minime per contenuti pericolosi. In una posizione più radicale si colloca il 17,3%, che ritiene, invece, prioritaria la garanzia di un’assoluta libertà di espressione. Sul versante opposto, il 40,4% considera necessaria l’introduzione di limiti alla libertà di espressione. Di questi, il 29,6% esprime una posizione più moderata ritenendo opportuno il rispetto di regole di base per moderare i contenuti, mentre solo il 10,8% pensa sia necessaria una rigorosa regolamentazione

Torna negativa la curva dei libri. Nel 2024, i lettori di libri cartacei, che erano il 45,8% nel 2023, scendono del 5,6%
arrivando a quota 40,2%. Nonostante il rapporto ormai imprescindibile che hanno gli italiani con il mondo digitale e
la tecnologia, non si sbloccano gli e-book, fermi al 13,4%.

Incontrovertibile la crisi dei media a stampa, a cominciare dai quotidiani cartacei che, nel 2024, hanno toccato il picco
minimo di lettori con il 21,7% (-45,3% dal 2007). Si registra anche una contrazione dei lettori dei settimanali (-2,2%) che
arrivano a 18,2%, mentre i mensili restano stabili (16,9%). Stabilità per gli utenti dei quotidiani online: sono il 30,5%,
mentre salgono del 2,9% quanti utilizzano i siti web d’informazione (passati dal 58,1% al 61,0%). 

Il Rapporto Censis registra la prima crisi degli influencer. Più di sette italiani su dieci non hanno mai seguito gli
influencer (tra i più giovani questo dato scende al 51,4%). Il 34,4% dei 14-29enni dichiara di aver cambiato atteggiamento verso i macro-influencer a seguito del coinvolgimento della più celebre di tutte le influencer nell’ambito del Pandoro Gate, mentre per il 14,3% questo episodio non ha determinato una frattura tale da alimentare un abbandono degli influencer in generale.

La spesa delle famiglie privilegia i dispositivi digitali. Dal Rapporto Censis emerge che nel 2023 il totale della spesa delle famiglie, che ha superato i 1.240 miliardi di euro, ha subito una riduzione, in termini reali, del 2,2% rispetto al 2007. Tuttavia, la spesa è finalmente tornata ai livelli precedenti alla pandemia. Esaminando nel dettaglio la spesa mediatica, si osserva una riduzione di quella per l’acquisto di libri e giornali (-37,6% rispetto al 2007, pari a poco meno di 10 miliardi di euro) e per i servizi di informazione e comunicazione (-25,9%). Al contrario, la spesa per l’acquisto di apparecchiature informatiche nel 2023 raggiunge 14,9 miliardi di euro. Nei fatti, la spesa si è quintuplicata: se nel 2007 le famiglie spendevano 100 euro per l’acquisto di apparecchiature informatiche e di comunicazione, diciassette anni più tardi spendono 503,7 euro.

Stefania Losito

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