
Basilicata vulnerabile alle cosche delle regioni vicine
La criminalità pugliese è caratterizzata, allo stato attuale, da tre macro scenari criminali, tra loro eterogenei. Stando all’ultima relazione semestrale al Parlamento della Dia (gennaio-giugno 2022), la regione è segnata dalla presenza della cosiddetta mafia foggiana, della criminalità barese e della Sacra corona unita. “L’effervescenza criminale registrata sin nei primi giorni del semestre – spiega la Dia – riflette il dinamismo di equilibri e assetti criminali segnati non solo da contrasti tra clan contrapposti ma anche da frizioni intraclaniche”. Alcune tensioni interne sarebbero riconducibili sia alla pressione delle nuove leve, impazienti di scalare le gerarchie criminali e disposte a tutto pur di ricoprire ruoli apicali, sia ai mutamenti repentini delle alleanze dovuti ai continui tentativi per l’acquisizione di maggiori spazi e poteri nei territori di riferimento.
La criminalità barese si conferma la mafia degli affari. I clan della sacra corona unita, invece, farebbero sistematico ricorso a pratiche estorsive e più comunemente definite cosiddetto “metodo mafioso ambientale”.
Neanche la criminalità mafiosa del foggiano sembrerebbe rinunciare alle appetibili risorse dei principali settori economico-finanziari del territorio nel cui ambito riesce a sfruttare al meglio la connivenza di imprenditori e amministratori locali. Nel periodo preso in esame, la provincia di Foggia risulta quella che manifesta le più efferate forme di violenza e di aggressività per affermare il controllo del territorio.
In Basilicata si evidenzia invece “un sistema mafioso endemico, capillare e pervasivo”: come sottolineato dal procuratore antimafia di Potenza, Francesco Curcio. Dalla relazione inviata al Parlamento emerge che “lo scenario della regione, segnato dalle difficoltà economiche in cui versano le imprese e dall’elevato tasso di disoccupazione tra la popolazione residente, rappresenta un fattore di seria vulnerabilità alle pressioni delle cosche mafiose delle regioni confinanti, molto interessate anche ai cospicui flussi di fondi pubblici investiti nel territorio”. Nella relazione sono individuate tre “distinte zone territoriali in cui insistono diversi sodalizi mafiosi: l’area di Potenza e del suo hinterland, quella del Vulture Melfese, e infine il territorio della fascia jonica metapontina”: in quest’ultimo caso “la vulnerabilità mafiosa è rappresentata dalla particolare posizione geografica, vero e proprio snodo tra Puglia, Calabria e Campania”. In Basilicata, inoltre – è specificato nella relazione della Dia – “alla luce dei più recenti riscontri giudiziari”, si “riscontra anche l’operatività di diversi gruppi criminali stranieri che agiscono sinergicamente con i sodalizi mafiosi autoctoni, soprattutto nel traffico degli stupefacenti”.
Michela Lopez