
Fronteggiare scippi e borseggi riformando la riforma Cartabia: si allarga il fronte dei sindaci che vorrebbero mettere mano al provvedimento nella parte in cui esclude la procedibilità d’ufficio per chi commette questo tipo di reati.
Per il presidente dell’Anci, l’associazione nazionale dei comuni, e sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, bisogna “valutare se ci debbano essere correttivi, e quali questi correttivi debbano essere”. Il caso è stato sollevato nelle scorse ore dai primi cittadini di centrodestra ma, nell’emergenza che investe tutte le città, la proposta riesce a superare le divisioni politiche. I sottosegretari della Lega sono già al lavoro senza grossi contrasti dal M5s.
Al momento, ai sensi della legge Cartabia, per arrestare un borseggiatore è necessaria la querela del derubato. Non basta che lo additi un testimone: senza la denuncia del diretto interessato il poliziotto o il carabiniere non possono intervenire. E poiché le vittime sono spesso turisti, sono pochi quelli che si sottopongono all’iter burocratico. In questo panorama i ladri sanno di restare impuniti, secondo i sindaci. “C’è un tema sui recidivi – dice infatti Manfredi – e
quindi oggi va fatta una valutazione dell’impatto della riforma, su quelli che sono stati i risultati in questi mesi” e poi, nel caso, valutare correttivi. Raffaele Cantone, procuratore di Perugia e già presidente dell’Anac, l’agenzia anti-corruzione, appoggia l’idea: “Sarebbe effettivamente opportuno – commenta – tornare alla procedibilità di ufficio per alcune tipologie di furto”.
Tutto questo è stato sul tavolo del Viminale, dove il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, ha incontrato Manfredi e una delegazione di sindaci. Una riunione dedicata proprio alla sicurezza nelle città, preceduta da un question time del ministro in cui ha ribadito alla Camera la determinazione del governo a “portare avanti linee di intervento sul modello di quanto stiamo facendo per Roma, Milano e Napoli”. Grazie alle ‘zone rosse’, ha rivendicato, nelle sole tre città è stato possibile “controllare oltre 500 mila persone, con l’adozione di 3.500 provvedimenti di allontanamento a carico di soggetti pericolosi con precedenti penali, di cui il 75% stranieri”. Oltre 65 milioni di euro del Fondo sviluppo e coesione, poi, saranno investiti per “realizzare impianti di videosorveglianza – ha spiegato Piantedosi – a beneficio in particolare dei Comuni”.
Ma sulla videosorveglianza è intervenuto il capo della Polizia Vittorio Pisani: “C’è una interlocuzione in corso con il Garante della privacy – ha detto in audizione alla commissione Periferie – il tema è la videosorveglianza e l’uso dell’Intelligenza artificiale in modo che il sistema sia in grado di segnalare soggetti pericolosi. Va cercato un punto di equilibrio, ma non si può vietare a priori l’evoluzione tecnologica degli strumenti”. Più centri commerciali meno negozi e meno negozi più degrado urbano, l’analisi del capo della Polizia. Il “declino degli insediamenti industriali dove operavano lavoratori italiani – ha aggiunto – ha portato a quartieri occupati da stranieri di cui una parte dediti alla criminalità”. Il caro casa, poi, ha espulso tanti residenti trasformandoli in pendolari, da cui un problema di sicurezza sui treni. E Pisani avanza un’idea: ai minorenni potrebbe essere proibito l’acquisto di piccole armi da taglio.
Stefania Losito