Erano costretti a pagare il trasporto a bordo di mezzi fatiscenti per andare a lavorare in nero nei campi del Foggiano. I lavoratori sono tutti migranti privi di permesso di soggiorno residenti nella baraccopoli di Borgo Mezzanone. Sono 13 le misure cautelari eseguite dai carabinieri tra Manfredonia, Zapponeta, Matera e Monza Brianza (2 carcere, 5 arresti domiciliari, 2 divieti di dimora e 4 misure interdittive), con le accuse di intermediazione illecita, sfruttamento del lavoro, impiego di lavoratori stranieri privi del permesso di soggiorno.
Il giudice per le indagini preliminari di Foggia ha disposto il sequestro preventivo di 2 aziende agricole (il cui fatturato annuo raggiunge circa i 10 milioni di euro), riconducibili ad alcuni dei soggetti colpiti da misura cautelare.
Le prolungate, complesse e articolate indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Foggia e condotte dai militari del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Manfredonia e da quelli del Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro di Foggia, si sono avvalse dell’ausilio di personale appartenente all’OIM “Organizzazione Internazionale per la Migrazioni” e di personale del progetto SU.PRE.ME.1 (che ha messo a disposizione delle indagini un mediatore culturale).
Il nome dell’indagine, “Caronte”, deriva dall’obolo che i braccianti, quasi tutti “residenti” nella ben nota baraccopoli di Borgo Mezzanone, erano costretti a pagate per essere accompagnati nell’inferno dei campi ardenti a bordo di automezzi fatiscenti e illecitamente modificati per consentire l’alloggiamento di un numero superiore di persone.
Stefania Losito