L’ex amministratrice delegata di Acciaieria d’Italia Lucia Morselli, e l’ex direttore dello stabilimento Alessandro Labile, sono indagati dalla Procura di Taranto per presunto inquinamento ambientale prodotto dall’ex Ilva relativo ai livelli di benzene e per la rimozione di cautelare contro gli infortuni. Labile ha ricoperto il ruolo dirigenziale da agosto 2022 a maggio 2023. La Morselli, invece, non è più amministratrice delegata dallo scorso febbraio, dopo il commissariamento dello stabilimento da parte del Governo. L’indagine, avviata nel 2022 a seguito degli esposti degli ambientalisti, riguarda il periodo compreso dal 2018 alla fine della gestione AdI, datata 20 febbraio 2024 giorno in cui il siderurgico è stato sottoposto all’amministrazione straordinaria. Nei confronti dei due indagati il gip di Taranto, Francesco Macagnano, ha firmato un decreto di proroga delle indagini per altri sei mesi per consentire agli inquirenti di proseguire le indagini. Gli atti relativi al presunto inquinamento da benzene sono già stati acquisiti dai carabinieri del Noe di Lecce nel siderurgico in più occasioni, l’ultima il 9 gennaio scorso quando i militari hano dato seguito ad un ordine di acquisizione di documenti relativi alle emissioni, in particolare in zona cokeria. A disporre l’acquisizione degli
atti i pubblici ministeri Mariano Buccoliero e Francesco Ciardo, coordinati dalla procuratrice Eugenia Pontassuglia.
Negli ultimi mesi nella zona del siderurgico sono stati registrati diversi picchi periodici di benzene, segnalati sia dagli ambientalisti sia da Arpa Puglia, anche se non sarebbe mai stato superato il valore soglia fissato dalla norma (5 microgrammi al metrocubo). Proprio su questi frequenti picchi che potrebbero avere conseguenze gravi per la salute) la magistratura sta indagando per risalire alle cause e ad eventuali responsabilità del management di AdI dell’epoca, e
soprattutto per capire se i responsabili della fabbrica hanno adottato misure per neutralizzare i picchi. Proprio a causa di questi fenomeni il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, firmò il 22 maggio del 2023 un’ordinanza di fermo dell’area a caldo in mancanza di interventi (entro 30 giorni) sulla riduzione delle emissioni. Dopo il ricorso di Acciaierie d’Italia e Ilva in As la questione è finita all’attenzione del Tar di Lecce, che ha concesso la sospensiva e ha ulteriormente rinviato ogni determinazione in attesa del pronunciamento della Corte di Giustizia europea sul tema del danno sanitario connesso ai livelli di inquinamento da benzene.
Proprio ieri il presidente di Peacelink Alessandro Marescotti ha denunciato un nuovo picco di benzene registrato nel quartiere Tamburi di Taranto, in via Machiavelli, proprio di fronte all’ex Ilva. “L’ennesimo episodio di inquinamento da
benzene – ha detto Marescotti – dimostra che la situazione a Taranto non è cambiata con la nuova gestione dell’Ilva”.
Anna Piscopo (aggiornamenti di Stefania Losito)