L’ex ad del Milan: “Dagli studi approfonditi che avevamo fatto, costa meno farne uno nuovo”
La questione dello stadio di San Siro è una questione dovrà arrivare ad una soluzione per le squadre cittadine, aldilà delle polemiche su dove farlo, se meglio San Donato e riqualificare San Siro. La proposta di riqualificare il Meazza è “un ulteriore modo per non fare nulla”, commenta convinta Barbara Berlusconi, che dieci anni fa, quando era ad del Milan tentò la via dello stadio di proprietà, e che ora solleva dubbi sul fatto che ristrutturare lo storico impianto crei meno disagi. “Il progetto mi pare generico e inverosimile. Dagli studi approfonditi che avevamo fatto, costa meno farne uno nuovo”, spiega in un’intervista, giudicando i 300 milioni stimati “una cifra troppo bassa e non credibile: il Real Madrid spenderà molto più di un miliardo per ristrutturare il Bernabeu, con costi quasi raddoppiati rispetto alle previsioni”.
Il dossier è sul tavolo del sindaco Beppe Sala. “Scaricare tutto sull’amministrazione comunale mi pare riduttivo e in parte strumentale. Il tema – osserva l’ad della holding H 14 – riguarda il sistema Paese e la sua volontà di non decidere,
di non migliorare le strutture. Burocrazia e leggi inadeguate bloccano la modernizzazione del calcio”. San Siro ne avrebbe bisogno, secondo Berlusconi. “Non è funzionale: è decadente, disagevole e privo di servizi. Chi frequenta il secondo e terzo anello lo sa bene – spiega ancora – seggiolini stretti, scomodi, rampe interminabili. Mancano servizi adeguati, bar e servizi igienici all’altezza. Addirittura alcuni settori del terzo anello non sono agibili”.
In questo scenario “è inevitabile” che si separino le strade di Milan e Inter. “È poco funzionale la convivenza, una grande città come Milano può avere più stadi”, è sicura Barbara Berlusconi. Il Milan farebbe bene ad andare a San Donato? “Sono sempre stata favorevole allo stadio in città. Ma dopo anni di discussioni sterili fa bene a cercare altre strade”, risponde la manager, secondo cui le proteste dei cittadini contro gli impianti in zone residenziali “accadono solo in Italia. All’estero sono felici se nelle vicinanze viene costruito uno stadio, sanno che la zona verrà riqualificata, con più servizi, più sicurezza, il valore delle proprie case aumenterà. Si sono verificate le stesse proteste mentre si costruivano Porta Nuova e City Life: poi sono diventati il biglietto da visita della nuova Milano e luoghi iconici apprezzati in tutto il mondo”.
Barbara Berlusconi per il Milan nel 2014-15 puntò su un impianto in città, al posto dei padiglioni 1 e 2 della Fiera di
Milano, con hotel, ristoranti, parchi giochi. Fondazione Fiera approvò il piano, osteggiato invece dai residenti, ma tutto poi si arenò. “Sono felice di aver aperto il dibattito. Questi anni infatti non sono passati del tutto invano – nota la figlia
dell’ex premier -: sempre più persone hanno preso consapevolezza della assoluta necessità di costruire una nuova struttura e migliorare la qualità del prodotto calcio. Il calcio in Italia è un comparto economico in grado di coinvolgere 12 diversi settori merceologici nella sua catena di attivazione di valore, con un impatto indiretto e indotto sul Pil italiano pari a 10,2 miliardi di euro e oltre 112.000 posti di lavoro”. Allora perché non si trova una soluzione? “Si sono persi anni pensando più a interessi politici che alle esigenze di uno sport e di un’industria, quella del calcio, che è una delle più importanti del Paese”.
Stefania Losito