Il numero dei giovani in Italia è crollato, sono 750mila in meno rispetto a dieci anni fa. A dirlo è l’Ufficio studi della Cgia di Mestre, l’associazione nazionale piccoli artigiani, cha ha analizzato la popolazione tra i 19 e i 34 anni. La contrazione maggiore è avvenuta nel Mezzogiorno, 730mila. Il Nord italia ha ottenuto un buon risultato proprio perché si è popolato di ragazzi del sud e di giovani stranieri che si sono trasferiti, per esigenze di lavoro o di studio, nelle regioni settentrionali. L’Ufficio studi ha confrontato i nati del 1943 e quelli del 2023. I risultati sono sorprendenti: nel pieno della seconda guerra mondiale, le nascite in Italia furono pari a 882.105, piu’ del doppio rispetto alle 380mila registrate nel 2023, ottant’anni dopo. Mancanza di servizi per l’infanzia e all’insufficienza degli aiuti pubblici alle giovani famiglie sono certamente aspetti rilevanti, ma non sono i soli: è altrettanto vero che 80 anni fa, con il Paese in guerra, le condizioni di vita e le prospettive future erano decisamente peggiori rispetto a quelle attuali. Resta però il fatto che investire in scuola, formazione e lavoro potrebbero essere delle soluzioni stimolanti per la crescita demografica. E il Cnel, il consiglio nazionale di economia e lavoro, suggerisce anche la previsione di corsie preferenziali nell’assegnazione delle quote di ingresso di migranti, riservate a coloro che, nel proprio paese d’origine, abbiano frequentato per almeno due anni un corso di lingua italiana e ottenuto una qualifica che attesti il possesso delle competenze professionali richieste dalle imprese italiane. A queste ultime, inoltre, spetterebbe il compito di garantire un’occupazione stabile e un aiuto concreto nella ricerca di un alloggio a prezzo accessibile.
Stefania Losito