In nottata è arrivato il via libera all’emendamento del governo al decreto Superbonus che prevede anche la norma sulla
detrazione “in dieci quote annuali di pari importo” per le spese sostenute nell’anno 2024. Il testo, in sei pagine, contiene anche norme specifiche per le banche, a partire dal 2025.
Per gli istituti di credito, dal prossimo anno, non è più possibile compensare i crediti del Superbonus con debiti previdenziali. La norma, che vale anche per gli studi finanziari, non tocca invece le persone fisiche. Per quanto riguarda la rateizzazione dei crediti delle banche e delle società appartenenti ai gruppi bancari o assicurativi è prevista, a partire dall’anno 2025, la ripartizione in 6 rate annuali di pari importo: le rate dei crediti risultanti dalla nuova ripartizione non possono essere cedute ad altri soggetti, oppure ulteriormente ripartite. Le nuove norme non si applicano ai soggetti che abbiano acquistato le rate dei predetti crediti a un corrispettivo pari o superiore al 75% dell’importo delle corrispondenti detrazioni. In pratica, la norma non penalizza gli istituti finanziari che hanno acquistato i crediti senza un
eccessivo sconto.
Negli altri articoli dell’emendamento prevendo un fondo da 35 milioni per il 2025 per gli interventi di riqualificazione nelle aree interessate da piccoli interventi sismici e finanziamenti per 100 milioni per il 2025 la riqualificazione energetica e strutturale realizzata dagli enti del terzo settore, dalle onlus, dalle organizzazioni di volontariato e dalle associazioni di promozione sociale.
Intanto sale la tensione sull’obbligo di spalmare i crediti del Superbonus su 10 anni. Se imprese e banche lanciano l’allarme e quantificano in almeno 16 miliardi i lavori interessati, anche nella maggioranza di governo non sono tutti soddisfatti. Il vicepremier e segretario di Forza Italia, Antonio Tajani, attacca la norma annunciata dal ministro dell’Economia, il leghista Giancarlo Giorgetti: “Ho qualche perplessità sulla retroattività dell’ultima proposta del ministro dell’Economia”, dice alla platea del Family Business Forum a Lecco. “Come Forza Italia vogliamo ascoltare le imprese e le banche per capire se ci sono dei danni o se bisogna intervenire in Parlamento per fare delle proposte, fermo restando l’intervento indispensabile per fermare i danni del superbonus”, aggiunge l’azzurro, esprimendo dubbi anche sul passaggio dei rimborsi da quattro-cinque a dieci anni: “forse sono troppi”.
Ma il titolare del Tesoro non ci sta e replica lapidario: “Io ho una responsabilità e difendo gli interessi dell’Italia come
ministro delle finanze. Chiaro?”. Tajani rincara: “Anche io faccio l’interesse degli italiani. È una proposta di Giorgetti, non è una proposta del governo, perché io non sono mai stato consultato. Valuteremo i contenuti”. E aggiunge: “Voglio vedere il testo, ma non c’è nessuna polemica. Soltanto uno può avere dei dubbi, perché se è una decisione collegiale, ma una decisione individuale si valuta e si discute”.
L’Ance, sulla base delle dichiarazioni di Giorgetti in Parlamento, secondo cui l’emendamento è finalizzato a recuperare almeno 2,4 miliardi nel 2025-2026, stima che saranno interessati “almeno 16 miliardi di lavori attualmente in corso”. Per capire che il 110% era “uno sfascio della finanza pubblica” non si doveva aspettare la primavera del 2024, osserva il presidente dell’Abi Antonio Patuelli, cui non va giù che si debba “pagare delle tasse in termini retroattivi, senza certezza del diritto”. Federcostruzioni prevede “danni pesantissimi” per la filiera. E l’Unione dei piccoli proprietari immobiliari stima che l’80% dei condomini sia a rischio causa.
Stefania Losito