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C’è cascato di nuovo, per dirla alla Achille Lauro. Come già avvenuto a novembre 2021, anche stavolta il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, lascia anzitempo palazzo di Città. I consiglieri comunali, nelle scorse ore, hanno protocollato le 17 firme necessarie ad avviare la procedura di scioglimento anticipato del Consiglio comunale e quindi la decadenza dell’amministrazione. Sarà nominato dalla prefettura un commissario e poi si andrà a nuove elezioni tra maggio e giugno. Già lo scorso anno 16 consiglieri tentarono di mandarlo a casa con il sistema della raccolta firme ma ne mancò una, la diciassettesima necessaria, di Luigi Abbate, fondatore e presidente del movimento “Taranto senza ILVA”, che poi è diventato presidente del Consiglio comunale.
Melucci era stato rieletto sindaco a giugno 2022 col 60 per cento dei voti (la prima elezione risale invece a giugno 2017). Allora era in quota Pd e guidava un’alleanza di centrosinistra. Poi ha lasciato il Pd e anche la sua maggioranza ha cambiato segno politico. Del secondo mandato, Melucci ha compiuto solo meta’ tragitto, perché centrosinistra e centrodestra si sono coalizzati e l’hanno mandato a casa anzitempo. Ai rappresentanti dei due schieramenti che avevano raccolto 15 firme, si sono aggiunti due consiglieri usciti dalla maggioranza del sindaco, Vittorio Mele e Michele Patano, e questo ha consentito di raggiungere le 17 firme. Che in seguito sono divenute 19 perché anche altri due consiglieri della maggioranza del sindaco, l’ex Italia Viva Massimiliano Stellato e l’ex pentastellato Mario Odone hanno firmato. Aver protocollato le dimissioni prima del 24 febbraio, dovrebbe consentire a Taranto di evitare una lunga vacanza amministrativa, tanto più che la città è alle prese con partite complesse: dalla vendita dell’ex Ilva ai
Giochi del Mediterraneo del 2026, dalla crisi del porto e la nuova governance dell’Autorità portuale alla scelta di Taranto come hub prioritario, insieme ad Augusta, per la costruzione delle grandi strutture dell’eolico offshore. E poi lo stato delle bonifiche, l’attuazione del Just Transition Fund (800 milioni per favorire a Taranto transizione e riconversione) e il riavvio del Contratto istituzionale di sviluppo (Cis).
“Auguro a questa città ogni fortuna. Bisogna fare un po’ di attenzione a selezionare la classe dirigente perché poi non sempre è facile compiere i tanti e complessi miracoli che abbiamo compiuto noi in questi anni in questo clima continuo di divisioni e di aggressioni – ha detto il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, dopo la formalizzazione delle dimissioni – questa divisione, questa schizofrenia continua, endemica, è ciò che poi consente ad altre intelligenze, ad altri poteri, a Bari e Roma, di sopraffare sempre gli interessi di questo territorio. Non impariamo mai la lezione”.
Stefania Losito