Sul trasporto ferroviario “persistono le differenze nelle aree del Paese, e a pagarne lo scotto è soprattutto il Mezzogiorno, dove circolano meno treni, sono più vecchi – con un’età media di 18,5 anni, in calo rispetto a 19,2
del 2020 ma più elevata degli 11,9 di quelli del nord – e viaggiano su linee in larga parte a binario unico e non
elettrificate”. Lo denuncia Legambiente nel rapporto Pendolaria 2023. “Emblematico è che tra Napoli e Bari non esistano treni diretti o che la tratta Corato-Andria sia ancora inattiva dopo 6 anni e mezzo dal tragico incidente del 12 luglio 2016 che causò 23 morti.
Nella classifica delle 10 linee peggiori d’Italia, si piazza nelle prime posizioni anche la Bari-Bitritto. Per Legambiente gli assi prioritari su cui intervenire al Sud sono, tra gli altri, Taranto-Reggio Calabria, Salerno-Taranto e Napoli-Bari.
Nonostante timidi miglioramenti, “in Italia la transizione ecologica dei trasporti è ancora troppo lenta. A pesare, soprattutto nel trasporto su ferro, con pesanti ripercussioni sul sud Italia, sono i continui ritardi infrastrutturali, i treni poco frequenti, le linee a binario unico, la lentezza nella riattivazione delle linee ferroviarie interrotte, chiuse e dismesse, e le risorse economiche inadeguate. Dall’altra parte, il trasporto pendolare risente ancora degli effetti della pandemia.
“Un punto dolente per il trasporto ferroviario è l’inadeguata attenzione da parte delle Regioni. Nel 2021 gli stanziamenti sono stati, in media, pari allo 0,57% dei bilanci regionali, in miglioramento rispetto allo 0,34% registrato nel 2020, ma in diminuzione rispetto allo 0,65% del 2019”. Lo afferma ancora Legambiente, aggiungendo che “con la legge di Bilancio 2022 è stato istituito il Fondo per la strategia di mobilità sostenibile che ha una dotazione di 2 miliardi di euro per ridurre le emissioni climalteranti del settore dei trasporti con diverse azioni tra cui il rinnovo del parco circolante dei mezzi pubblici e la realizzazione di infrastrutture digitali per la gestione e il monitoraggio del traffico ferroviario”.
Inoltre, “sono state previste risorse per il Fondo per il Trasporto Pubblico Locale, aumentato per il 2022 di 100 milioni
di euro e per il 2023 di ulteriori 100 milioni, rendendo strutturali gli incrementi, costanti fino al 2026, anno in cui
il valore totale arriverà a poco meno di 5,3 miliardi (è un segnale positivo, anche se saremo ancora sotto di 900 milioni
rispetto al 2009)”.
Legambiente chiede una “cura del ferro” che diventi “una priorità per il governo Meloni, prevedendo 2 miliardi di euro all’anno fino al 2030, recuperabili dal bilancio dello Stato specialmente all’interno del vasto elenco di sussidi alle fonti fossili”.
La cura per il sud indicata da Legambiente si traduce con “piu’ treni per il Meridione, elettrificazione e collegamenti piu’ veloci potenziando in primis il servizio Intercity e integrando l’offerta di servizio lungo le direttrici principali, per garantire almeno un treno ogni ora, attraverso un servizio cadenzato e nuovo materiale rotabile”.
Stefania Losito