Vittorio Sgarbi ha annunciato le dimissioni da sottosegretario alla Cultura “con effetto immediato” dopo aver ricevuto la comunicazione dell’Antitrust della fine dell’indagine per conflitto di interessi avviata ad ottobre a seguito di “due lettere anonime inviate dal ministro della Cultura”, ha detto a Milano dal palco dell’evento “La ripartenza”, organizzato dal giornalista Nicola Porro. “Secondo l’Autorità, una conferenza come questa è incompatibile, illecita, fuorilegge”, spiega ironico. E attacca il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano: “Le lettere anonime si buttano, gli uomini che hanno dignità non accolgono lettere anonime”. Sgarbi sostiene di essere vittima di “una persecuzione mediatica” e preannuncia il ricorso al Tar.
“Credo che il racconto dell’arte sia un’integrazione della funzione istituzionale: non mi pare che Sangiuliano abbia delle competenze legate all’arte che possano aiutare la funzione di ministro. Conoscere il patrimonio artistico italiano e raccontarlo è un elemento additivo alla funzione di sottosegretario. Ne ero convinto. Fino ad oggi”, prosegue il sottosegretario dimissionario.
Sull’oramai ex sottosegretario pendeva peraltro una mozione di sfiducia delle opposizioni in Aula alla Camera, che sarebbe stata discussa proprio il 15, dopo uno slittamento deciso due giorni fa tra le polemiche. Ora tutti esultano: la “prima cosa giusta che fa”, per Avs, mentre i 5 Stelle rivendicano di avere per primi portato avanti la battaglia e chiedono comunque conto a Meloni, come fa il Pd, delle “reticenze” anche su altri casi, subito tirati in ballo, come quello di Daniela Santanché per i guai con Visibilia, quello di Andrea Delmastro, su cui pende il processo per la rivelazione di segreto d’ufficio legato al caso Cospito, e pure quello – lo tira in ballo Matteo Renzi – di Francesco Lollobrigida, dopo la fermata straordinaria del Frecciarossa a Ciampino.
“Farò sicuramente ricorso al Tar” annuncia Sgarbi, rivendicando il suo lavoro fin qui: “C’è stata un’azione precisa
per portarmi alle dimissioni. Sono oggetto di una persecuzione mediatica evidente”, attacca a testa bassa, assicurando che non si sarebbe dimesso “sulla base di insinuazioni o pettegolezzi con lettere anonime” ma quando “l’autorità avesse riconosciuto l’incompatibilità”.
Da Palazzo Chigi, per ora, nessun commento. Anche se nelle prossime settimane bisognerà valutare se, e quando, sarà
sostituito Sgarbi, considerando che è rimasto scoperto anche il posto lasciato da Montaruli al ministero dell’Università e della Ricerca dove Annamaria Bernini, peraltro, al momento è rimasta senza sottosegretari.
LE ATIVITA’ NEL MIRINO DELL’ANTITRUST – Partecipazioni a conferenze, inaugurazioni di mostre, la vendita di libri. Sono le attività di Sgarbi finite nel mirino dell’Antitrust. L’istruttoria era stata aperta lo scorso ottobre dopo le segnalazioni arrivate dal ministero della Cultura per le possibili incompatibilità con l’incarico di governo. Il procedimento sarebbe già stato chiuso e nei primi giorni della prossima settimana, forse lunedì, potrebbero venirne comunicate le conclusioni. Lo stesso Sgarbi ha spiegato di aver ricevuto una lettera dell’Autorità “che aveva accolto due lettere anonime, invitate dal ministro della Cultura”. Insomma – ha proseguito – “l’indicazione è arrivata. Si può impugnare, ma è arrivata”. D’altronde, già dalla delibera con cui l’Agcm aveva avviato l’istruttoria filtravano alcune indicazioni, secondo cui le attività svolte da Sgarbi avrebbero potuto porsi in contrasto con quanto previsto dalla legge Frattini in tema di conflitto di interessi. La normativa stabilisce che un titolare di cariche di governo, nello svolgimento del proprio incarico, non possa “esercitare attività professionali in materie connesse con la carica di governo, di qualunque natura, anche se gratuite” e che possa “percepire unicamente i proventi per le prestazioni svolte prima dell’assunzione della carica”.
Sgarbi si era difeso sostenendo che il suo caso non rientrerebbe in questa fattispecie, sottolineando che non c’era
alcun atto da lui firmato, anche solo una lettera, con la quale avesse potuto agevolare i suoi interessi.
Successivamente all’avvio dell’istruttoria, l’Antitrust aveva ampliato l’indagine alla vendita dei suoi libri con dedica
personalizzata sul proprio sito internet, perché – si spiegava – “potrebbero integrare gli estremi dell’attività di rilievo
imprenditoriale”.
I primi dettagli dell’indagine furono dati dal Fatto Quotidiano, in un articolo dello scorso ottobre nel quale si spiegava che Sgarbi aveva guadagnato “almeno 300mila euro, solo da febbraio a oggi” per conferenze, interventi e partecipazioni televisive. I soldi – sosteneva l’articolo – “sono per il sottosegretario Sgarbi, ma vengono dati anche al suo capo segreteria e alla sua compagna”, in quella che il quotidiano definiva “una vera e propria industria fondata sull’arte di procacciare attività che si svolgono pure alla luce del sole, ma le cui remunerazioni restano nell’ombra”.
Stefania Losito