Bergamo è una delle zone d’Italia piu’ duramente colpite dall’emergenza coronavirus. Roby Facchinetti è uno dei suoi abitanti e dice: “Mi affaccio alla finestra e mi stupisce quest’aria pulita che avevamo dimenticato, mi fa paura questo silenzio, perche’ l’unico suono che si fa spazio e’ quello delle sirene delle ambulanze”.
Facchinetti è chiuso in casa da oltre venti giorni e, come tanti, ha dovuto fare i conti con lutti inaspettati: un cugino e un caro amico oltre ai tanti conoscenti che se ne sono andati.
“Siamo tutti uguali davanti al virus. Ogni chiamata che ricevo e’ un drammatico bollettino di nuovi contagi o di morti, ormai ho timore quando squilla il telefono. E la frase che sta diventando sempre piu’ ricorrente tra noi e’: speriamo di rivederci. Cosi’, senza aggiungere altro, perche’ c’e’ solo questo da augurarsi”, racconta l’ex Pooh, provato dal dolore, dalla rabbia, dalla tensione e dalla paura. “Ma e’ il terrore il
sentimento che piu’ di altri ci appartiene in questo momento – dice, con un filo di voce -. Per quello che puo’ succedere alle nostre famiglia, alle persone care. Uscire di casa e’ come camminare su un terreno minato. La situazione non e’ tragica, di piu’. Al cimitero c’e’ una lista di due mesi, gli ospedali sono al
collasso, medici e infermieri, veri eroi ed eroine, sono allo stremo. Ed e’ destabilizzante il non sapere quando tutto questo finira’: siamo impotenti e ci chiediamo, senza avere risposta, dov’e’ Dio in questo momento”.
Nel dolore ha deciso di rivolgersi alla musica: “Quando, qualche giorno fa, ho visto le immagini dei camion militari che portavano via le bare da Bergamo, ho pianto a dirotto. Sono passati a 50 metri da casa mia: ho immaginato che ci potessero essere anche i miei cari li’. Un’immagine che mi ha distrutto emotivamente. Avevo bisogno di esserci in qualche modo, di reagire, di fare la mia parte con quello che so fare. E allora mi sono messo al piano e in 5 minuti e’ nato un brano dedicato a Bergamo al quale ho dato un titolo che fosse un’esortazione a farcela: “Rinascerò, rinascerai”. La musica e’ evasione e abbiamo bisogno di non pensare per un po’ a quello che sta succedendo, o almeno di pensarci meno”.
Composta la musica, serviva un testo che fosse tutt’uno con lo spartito. Facchinetti ha chiamato l’amico di sempre e collega Stefano D’Orazio (romano, ma bergamasco d’adozione), che nel giro di qualche ora ha messo giu’ un testo sincero, commovente, sensibile, pieno di fiducia e di rispetto per chi sta soffrendo.
“Stefano mi conosce benissimo, e conosce altrettanto bene Bergamo e la sua popolazione. Ho trasferito a lui i miei sentimenti a parole e con la musica. Il risultato e’ un omaggio alla citta’ ferita, che sapra’ rinascere. Anche per questo per i cori ho voluto amici bergamaschi, riuniti grazie alla collaborazione di Daniele Vavassori, e le chitarre del finale sono suonate da Diego Arrigoni, il chitarrista dei Moda’, anche
lui di Bergamo”.
“Bergamo e’ la mia seconda citta’ – racconta Stefano D’Orazio – ci ho vissuto gran parte della mia vita artistica e la porto nel cuore. Quando Roby mi ha chiamato singhiozzante mi sono messo subito al lavoro”. Una citazione di Dante a “riveder le stelle”, “perche’ alla fine anche noi riusciremo ad uscire dal nostro
Inferno, anche se niente forse sara’ piu’ come prima. Sperando di imparare a dare piu’ importanza ai sentimenti e non agli interessi”. E un auspicio a tornare “a fidarci di Dio”. “Che sembra il grande assente – ammette D’Orazio -, ma non possiamo credere di essere stati abbandonati”.
Il brano, arrangiato da Danilo Ballo con il mixaggio di Marco Barusso, sara’ disponibile (per Sony Music) da domani e sara’ accompagnato da un video con immagini della citta’ montate con i volti di coloro che hanno partecipato al progetto, tra cui il personale ospedaliero, medico, infermieristico di Bergamo, il
mister e i giocatori dell’Atalanta. I proventi saranno interamente devoluti all’ospedale della citta’ Papa Giovanni XXIII per l’acquisto di attrezzature mediche.