Diciannove anni fa lo scudetto della Juventus dopo la sconfitta dell’Inter contro la Lazio
“C’è poco da dire. Stiamo godendo!”. Parole che Antonio Conte, oggi allenatore dell’Inter campione d’Italia, non ha pronunciato domenica scorsa, ma diciannove anni fa, al termine di un finale di campionato tra i più incredibili di sempre e ancora oggi oggetto di battute e sfottò.
Il 5 maggio 2002 è in programma l’ultima giornata di campionato. La classifica recita: Inter 69 punti, Juventus 68 e Roma 67. Quel giorno sono in programma Lazio-Inter, Udinese-Juventus e Torino-Roma. All’Olimpico di Roma l’antico gemellaggio e la paura di un nuovo scudetto romanista porta i tifosi laziali a tifare per l’Inter anziché per la propria squadra. Tutti i tifosi sono muniti di radio per seguire in diretta i risultati. A Udine la Juventus chiude la pratica in meno di un quarto d’ora. All’Olimpico l’Inter passa per due volte in vantaggio, ma perde per 4-2 chiudendo addirittura al terzo posto in virtù della vittoria della Roma a Torino. Gli uomini-simbolo della giornata sono il laziale Poborsky, autore di una doppietta, e il terzino interista Gresko, protagonista di un retropassaggio sciagurato in occasione del secondo gol avversario e da allora simbolo degli acquisti sbagliati dal presidente interista Moratti in quegli anni.
Domenica scorsa, a quasi 19 anni di distanza, il destino si è divertito a rimescolare le carte. L’Inter ha vinto lo scudetto avendo in panchina Antonio Conte, che nel 2002 era uno dei calciatori simbolo della Juventus. I bianconeri, dopo nove scudetti consecutivi, hanno ottenuto proprio a Udine una vittoria fondamentale in chiave Champions League. “Corsi e ricorsi storici”, avrebbe detto qualcuno.
Vincenzo Murgolo