Sean Connery, lo 007 indimenticabile, compie 90 anni. Nominato baronetto nel 2002, ha vinto un Oscar come miglior attore non protagonista (per “Gli intoccabili” di Brian De Palma), tre Golden Globes, un po’ di ovvi riconoscimenti in patria e una trentina di premi alla carriera (tra cui perfino un Telegatto).
Nato a Edimburgo da un camionista e una cameriera, non ne ha mai fatto un dramma: “scambierei perfino l’Oscar – ha detto – per una vittoria al Masters di golf. Ma non sono abbastanza bravo, purtroppo”. Va molto fiero invece delle sue lauree honoris causa alle universita’ di Edimburgo e St.Andrews e dell’omaggio speciale riservatogli da Harward dopo la parte dell’ispido scrittore di “Finding Forrester”, diretto da Gus Van Sant nel 2000.
Di recente è stato confermato per acclamazione come il miglior James Bond della saga di 007.
Difficile dire quanto soffra questa associazione obbligata: in gioventu’ non le diede molto peso (“Mi volevano fare un provino per avere il parere di Ian Fleming. Io mandai al diavolo i produttori e per poco non persi l’occasione della vita”); poi ne fu ossessionato tanto da interrompere bruscamente una storia
iniziata nel 1962 con “Licenza di uccidere” dopo cinque successi planetari fino a “Si vive solo due volte” (1967).
Sean Connery arriva al cinema per caso, dopo che un’ulcera gastrica gli impedisce nel 1950 di confermare la “ferma” nella Royal Navy dove si era arruolato a 16 anni, rinunciando a un contratto da calciatore. In cerca di lavoro fa il bagnino, il muratore, lava piatti e vernicia bare, si fa perfino fotografare nudo per un calendario e arriva terzo alle selezioni di Mister Universo grazie all’alta statura, al sex appeal naturale. Da
ragazzo ha frequentato un corso di danza e grazie a quest’esperienza si prova sui palcoscenici off di Londra.
“Guadagnavo appena di che vivere – ha raccontato – ma a me sembravano vacanze ben pagate rispetto al lavoro vero”. Nel 1957 debutta nel cinema con l’avventuroso “Il bandito dell’Epiro” di Terence Young, il regista che gli dara’ la fama dirigendolo nel primo James Bond Film. Connery si cimenta in
tutti i generi tra cinema e tv finendo anche nel cast all-star de “Il giorno piu’ lungo”.
Ha interpretato “I cospiratori” di Martin Ritt, “Riflessi in un occhio scuro” ancora con Lumet, “Zardoz” di John Boorman, fino a tre capolavori del cinema d’avventura come “Il vento e il leone” (John Milius), “L’uomo che volle farsi re” (John Huston), “Robin e Marian” (Richard Lester) alla meta’ degli ’70. A quel punto la sua carriera e’ ormai benedetta da Hollywood, fino al trionfo planetario de “Il nome della rosa”
nel ruolo dell’inquisitore detective Guglielmo da Baskerville dalla penna di Umberto Eco.
Con 94 film alle spalle, 10 avventure produttive e una regia all’attivo (il documentario “The bowler and the bunnet” del ’67) per tutti gli anni ’80 e ’90 ha potuto scegliere i ruoli preferiti e se qualche volta si e’ pentito (“The avengers”), ha spesso dichiarato di aver molto amato “Gli intoccabili”, “The Rock”, “Entrapment”, “Indiana Jones e l’ultima crociata” (come padre di Harrison Ford), “La casa Russia”.
Nel ritirare un premio alla carriera ha detto “I miei piedi stasera sono stanchi, ma il mio cuore e
il mio cervello proprio no!”.