Toccherà ai giudici amministrativi di Lecce esprimersi in merito al ricorso presentato da Acciaierie d’Italia contro l’ordinanza del 22 maggio scorso, firmata dal sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, che ha intimato alla stessa azienda e a Ilva in amministrazione straordinaria di individuare le fonti di emissioni del benzene entro 30 giorni e di trovare le soluzioni per porvi rimedio o entro 60 giorni gli impianti dell’area a caldo dovranno essere fermati. Lo ha deciso il tribunale amministrativo del Lazio, accogliendo le argomentazioni del Comune che contestava la competenza territoriale. Una tesi sostenuta anche dall’Agenzia regionale per l’ambiente (Arpa). Nei prossimi giorni sarà fissata l’udienza per decidere sulla richiesta di sospensiva presentata da Acciaierie d’Italia in attesa della trattazione di merito del ricorso.
“Nel giudizio di bilanciamento degli interessi privati e pubblici coinvolti”, hanno sostenuto i legali di Acciaierie d’Italia, “occorre prendere in considerazione che la mancata sospensione dell’ordinanza, fino alla pubblicazione della pronuncia che sarà adottata all’esito dell’udienza di merito, costringerebbe la società a procedere alla chiusura degli impianti entro il 21 luglio, compromettendo così in modo irreparabile ogni possibilità di successiva ripresa dell’attività produttiva”.
Secondo il Comune, la competenza del tribunale amministrativo del Lazio “non potrebbe nemmeno discendere dalla natura di impianto di interesse strategico nazionale riconosciuta allo stabilimento siderurgico, in quanto anche in questo caso prevale il criterio della sede dell’autorità che ha emesso l’atto impugnato, risultando quindi confermata la competenza del tribunale amministrativo pugliese”.
Vincenzo Murgolo