La riforma della giustizia, soprattutto in materia di intercettazioni, continua a far discutere. Il procuratore nazionale antimafia, Giovanni Melillo, ha scritto una lettera al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, per sottolineare la gravità dello stato delle infrastrutture che reggono il sistema delle intercettazioni e l’urgenza di decisi interventi.
“Personalmente”, si legge, “non conosco intercettazioni inutili perché sono disposte da un giudice con un provvedimento non privato procedendo per reati gravi”. Per Melillo è fondamentale non arretrare, anche se sono necessari alcuni interventi. “Se proprio dovessi indicare un punto di criticità delle misure di prevenzione”, ha sottolineato, “esso è rappresentato dal sistema di amministrazione. I giudici non sono fatti per amministrare i beni. L’amministrazione dovrebbe essere nelle mani dei giudici per un numero limitato di tempo, poi bisognerebbe passare la mano. Da questo punto di vista il sistema andrebbe ripensato”.
Sui fondi del Pnrr Melillo ha espresso “una grande preoccupazione perché è grande il rischio di esporre questa gigantesca manovra della finanza pubblica alla spoliazione delle risorse destinate alla ripresa del Paese. La prova che darà il sistema della prevenzione antimafia e, dopo, della macchina giudiziaria comporterà amarissimi prezzi per la credibilità del Paese se questa prova sarà insufficiente e riguarderà anche il sistema giudiziario, che deve dare conto del proprio operato anche su questo versante”.
Vincenzo Murgolo