Spari in aria e applausi della folla hanno accompagnato l’abbandono della città russa di Rostov da parte dei miliziani della Brigata Wagner dopo che la loro marcia ribelle verso Mosca si è fermata a circa 200 chilometri dalla capitale russa grazie alla mediazione della Bielorussia. I combattenti, a quanto si apprende, si stanno ritirando anche dalla regione di Voronezh. Il comandante ceceno, Ramzan Kadyrov, ha confermato oggi che unità speciali delle forze ai suoi ordini erano state inviate ieri verso Rostov ed erano pronte a intervenire contro le forze della Wagner, ma poi, “grazie a Dio onnipotente, la situazione si è conclusa senza uno scontro”. Ieri Kadyrov si era detto pronto ad aiutare il presidente Putin a “schiacciare” la ribellione.
A meno di 24 ore dall’intervento di Minsk, intanto, il leader della milizia, Yevgeny Prigozhin, sembra scomparso nel nulla o, comunque, resta in silenzio. A quanto si apprende, avrebbe accettato ieri di lasciare la Russia e di andare in esilio, al momento, in Bielorussia insieme ai suoi uomini. Secondo l’accordo, le accuse penali contro Prigozhin saranno ritirate, ma rimangono molti dubbi sui dettagli. Il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha affermato che i combattenti della Wagner non dovranno affrontare azioni legali per aver preso parte alla marcia verso Mosca, aggiungendo che il Cremlino ha “sempre rispettato le loro azioni eroiche” in prima linea in Ucraina. Secondo gli esperti, tuttavia, anche sul destino dei miliziani permangono dubbi. Mosca, dal canto suo, ha riferito del “sostegno alla leadership” russa garantito dalla Cina. In un’intervista registrata nei giorni scorsi il presidente russo, Vladimir Putin, ha affermato che la sua priorità resta l’operazione militare in Ucraina.
Intanto il ‘New York Times’, citando fonti di intelligence, ha riportato la notizia secondo cui le autorità americane erano state informate da giorni dei piani di Prigozhin. Secondo l’Istituto per lo studio della guerra (Isw), l’ammutinamento sarà anche fallito, ma ora il Cremlino si trova ad affrontare una situazione “profondamente instabile”. Per Antony Blinken, segretario di Stato americano, al momento non si ha notizia “di alcun capo militare cacciato da Putin”, anche se “bisognerà aspettare le prossime settimane per capire gli sviluppi”. “Al momento non abbiamo cambiato nulla nella nostra postura nucleare, ma monitoriamo da vicino l’arsenale della Russia”, ha aggiunto.
Vincenzo Murgolo