Cresce la tensione in Niger e assalti all’ambasciata francese a Nimey, dove alcuni hanno cercato di entrare nell’edificio, altri invece hanno strappato la targa con la scritta ‘Ambasciata francese in Niger’, prima di calpestarla e sostituirla con bandiere russe e nigerine. “Viva Putin”, “Viva la Russia”, “Abbasso la Francia”, hanno gridato i manifestanti, prima di essere dispersi dai lacrimogeni. L’Eliseo ha fatto sapere che il presidente Emmanuel Macron “non tollererà alcun attacco contro la Francia e i suoi interessi”, ribadendo il sostegno a ogni iniziativa per il ripristino dell’ordine costituzionale e al ritorno del presidente Bazoum. E’ sempre più concreta l’ipotesi che il golpe guidato dal generale
Abdourahamane Tchiani, possa portare ad un intervento militare.
Lo hanno detto a chiare lettere i Paesi dell’Ecowas, riuniti a Abuja, lanciando alla giunta di Niamey un ultimatum di una
settimana per ristabilire l’ordine. Ma anche Parigi si è detta pronta a “reagire con decisione” se fossero attaccati i
cittadini francesi e i loro interessi, dopo che migliaia di manifestanti pro-golpe hanno manifestato, tentando l’assalto
all’ambasciata francese mentre sventolavano bandiere russe e inneggiavano a Mosca. La crisi nel Niger ha dei riflessi politici ed economici che si riflettono anche in Russia, considerato che il gruppo mercenario Wagner sta già operando nel vicino Mali e il presidente Vladimir Putin vorrebbe espandere la sua influenza nella regione. E preoccupa un possibile asse dei golpisti con la Russia di Vladimir Putin e un crescente peso dei mercenari, con il loro capo Prigozhin che da giorni fa apertamente l’occhiolino a Niamey.
Dopo il Mali e il Burkina Faso, il Niger, flagellato dagli attacchi di gruppi legati allo Stato islamico e ad al Qaeda, è
il terzo Paese della regione a subire un colpo di stato dal 2020.
Il Quai d’Orsay ha ricordato che “le forze nigerine hanno l’obbligo di garantire la sicurezza delle missioni diplomatiche e dei consolati come parte della Convenzione di Vienna”.
L’organizzazione regionale Ecowas nella sua riunione straordinaria ha anche deciso di tagliare i cordoni a Nyamei,
sospendendo “tutte le transazioni commerciali e finanziarie” tra i suoi Stati membri e il Niger, Paese del Sahel con 20 milioni di abitanti, tra i più poveri al mondo, nonostante le sue risorse di uranio. E ha deciso di imporre altre sanzioni
finanziarie, tra cui “il congelamento dei beni per i funzionari militari coinvolti nel tentativo di colpo di stato”.
Le “sanzioni” contro il Niger “faranno molto male” al Paese. Ne è convinto il primo ministro nigerino Ouhoumoudou Mahamadou, che ha chiesto una soluzione per il Paese dipendente dagli aiuti esteri, in un’intervista concessa oggi a France 24. “Le sanzioni colpiranno molto gravemente il nostro Paese”, ha sottolineato Mahamadou. “Conosco la fragilità del Niger”, ha poi detto il primo ministro, aggiungendo che il suo “è un Paese che non potrà resistere a questo tipo di sanzioni. Economicamente, sarà un disastro”.
In apertura del vertice ad Abuja in Nigeria, il presidente nigeriano Bola Tinubu, capo dell’Ecowas, ha denunciato “la presa di ostaggi” da parte dei golpisti e l'”assalto” compiuto alla democrazia. “Non è più tempo per noi di inviare segnali di allarme”, ha affermato, indicando invece che “è il momento di agire”. Alla fine del 2022, l’Ecowas aveva deciso di creare una forza regionale destinata a intervenire contro i jihadisti ma anche in caso di colpo di stato. Nei giorni scorsi a chiedere il ritorno all’ordine costituzionale oltre agli Stati Uniti, erano stati anche l’Unione europea e l’Unione africana.
Macron presiede oggi un Consiglio per la difesa nazionale dedicato al Niger. Parigi e i paesi della Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale minacciano l’uso della forza. Gli Usa “sostengono l’Ecowas: il governo legittimo deve essere immediatamente reintegrato”, afferma Blinken.
Stefania Losito