Il pranzo di Natale batte il cenone della Vigilia
Diciotto miliardi di euro. A tanto ammonta il movimento economico complessivo del turismo in Italia nelle festività di Natale e Capodanno tra il 22 dicembre e il 2 gennaio. A rilevarlo una indagine di Cna Turismo e Commercio. Un giro d’affari garantito da 7 milioni di turisti (4,5 milioni gli italiani e 2,5 milioni gli stranieri), ai quali si aggiungono gli escursionisti, che non pernottano e si limitano a una giornata fuori. A 15 milioni ammonteranno i pernottamenti, dei quali nove milioni a carico dei turisti italiani e sei milioni dei turisti stranieri. A trainare l’industria delle festività la cultura: città e borghi d’arte, musei aperti anche nei giorni festivi, parchi archeologici, teatri in piena attività.
Significativa l’attrazione delle attività esperienziali, quelle in cui ci si sporca letteralmente le mani, che gravitano intorno all’artigianato e all’agricoltura. Alla ricerca dei gioielli dell’enogastronomia e dell’artigianato tipico si muoveranno in molti. Rilevante il ruolo del “turismo delle radici”, il ritorno alle terre ancestrali che coinvolge soprattutto italiani urbanizzati ma anche stranieri che percorrono a ritroso il cammino dei loro antenati. E, naturalmente, apprezzate le località montane: dalle Alpi agli Appennini in tanti festeggeranno in uno dei modi più classici possibili, tanto più se la neve avrà imbiancato il paesaggio.
E sempre secondo Cna Agroalimentare il pranzo del 25 dicembre batte il cenone della Vigilia. Per la precisione – si legge – circa il 55 per cento degli italiani opta per un pranzo con le persone più care nel giorno di Natale. A scegliere il cenone della Vigilia, è poco meno del 34 per centro. Mentre piu’ di un italiano su dieci vive queste ore come se fosse un giorno qualunque. A far propendere la bilancia per il pranzo di Natale sono le donne, i giovani, i residenti nelle regioni settentrionali.
Michela Lopez