Anche i volontari della protezione civile, nel giorno di Natale, sono al lavoro per l’incendio scoppiato nella giornata di ieri nell’impianto di trattamento dei rifiuti di Malagrotta, a Roma. “Le nostre famiglie comprendono, chi veste questi colori lo fa con grande spirito di senso civico e sacrificio. Ci siamo fatti tutti gli auguri ma siamo qui per altro, noi siamo contenti di essere d’aiuto e fornire il nostro contributo”, spiega il presidente del coordinamento regionale di Protezione civile AEOPC Italia, Alessandro Sacripanti. “La situazione si è’ molto allentata rispetto alle immagini di ieri, oggi non si vede più la grande nuvola di fumo – ha spiegato – i vigili del fuoco stanno facendo un grande lavoro di ripristino e noi, come protezione civile della regione Lazio, stiamo facendo un lavoro di supporto”. “Le squadre di volontari presenti – ha aggiunto Sacripanti – sono state attivate tutte dalla sala operativa di protezione civile, e’ da ieri che le squadre di volontari stanno lavorando senza sosta”.
Le fiamme nell’impianto dei rifiuti sono state spente, adesso il personale dei vigili del fuoco sta lavorando per il
raffreddamento e lo smassamento dell’aree coinvolte per evitare che il rogo possa ripartire.
Inviate squadre e mezzi in supporto dalle regioni limitrofe: Campania, Abruzzo, Umbria, Molise, Puglia e Toscana.
La Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) lancia però l’allarme su potenziali conseguenze per la popolazione. Una eventuale diffusione di diossina nell’aria causata dall’incendio determinerebbe enormi rischi per la salute umana,
essendo ben noti gli effetti cancerogeni e neurotossici di tale sostanza sul corpo umano.
“La diossina e’ un inquinante organico persistente classificato dalla IARC come cancerogeno certo per l’uomo, oltre ad avere effetti neurotossici ed essere un distruttore endocrino – spiega il presidente Sima, Alessandro Miani – Il rischio aereo della diossina e’ limitato all’area interessata dai fumi del rogo e, in caso di nube tossica, a tutto il territorio colpito dalla ricaduta a terra dei fumi. Nel 90% dei casi l’esposizione umana alla diossina avviene per via alimentare attraverso il ciclo alimentare completo: frutta e verdura, foraggio di animali, allevamenti di animali, erbivori, carnivori di cui l’uomo si ciba. La diossina si bioaccumula soprattutto nei tessuti grassi dell’uomo e la sua emivita e’ piuttosto lunga: dai 5,8 anni ai 11,3 anni a seconda del metabolismo e dell’abbondanza di massa grassa. Studi effettuati nella terra dei fuochi hanno evidenziato presenza di diossina anche nel latte materno ed in quantita’ maggiori nelle donne piu’ adulte che per piu’ anni hanno assorbito ed accumulato l’inquinante tossico”.
“La via aerea di esposizione e’ invece limitata alla zona dell’incendio in quanto la diossina e’ una sostanza chimicamente pesante che tende a precipitare entro brevi distanze dal luogo di emissione in atmosfera – spiega ancora Miani – Oltre alla diossina anche altre sostanze tossiche e cancerogene come metalli pesanti e furani possono liberarsi da un rogo di rifiuti e su questo le autorita’ dovranno monitorare aria, suolo e acque per comprendere quali e quanti inquinanti hanno interessato l’incendio”.
La Societa’ Italiana di Medicina Ambientale consiglia quindi di evitare, in attesa di analisi e dati certi, di mangiare prodotti agricoli coltivati nelle zone adiacenti la discarica di Malagrotta e carni di animali allevati nelle stesse aree. Bene
evitare contatto diretto con i fumi tossici che possono contenere anche altre sostanze irritanti per le vie respiratorie
e le mucose esposte.
Stefania Losito