Sarà l’Iran a scegliere “il luogo e il tempo” della vendetta per il doppio attentato avvenuto a Kerman, città nel sud-est del Paese. Lo ha assicurato il presidente, Ebrahim Raisi, partecipando ai funerali delle vittime. Ieri l’Isis ha rivendicato gli attentati che, secondo l’ultimo bilancio, hanno provocato 89 morti e 284 feriti, ma secondo diverse autorità di Teheran dietro l’azione ci sarebbero gli Stati Uniti e Israele. Raisi ha poi aggiunto che l’operazione ‘Diluvio di Al Aqsa’, come Hamas ha chiamato la guerra contro Israele, porterà alla “fine del regime sionista”. “La vittoria della verità e la distruzione della falsità è una promessa divina”, ha dichiarato il numero uno di Teheran che si è poi recato a visitare la tomba di Qassem Soleimani, il capo delle operazioni all’estero dei Pasdaran e numero uno di Israele, ucciso in un raid americano a Baghdad quattro anni fa e che veniva ricordato nel momento in cui è stato compiuto il doppio attentato. Cordoglio per quanto avvenuto a Kerman è stato espresso da Papa Francesco con un telegramma. Il messaggio è stato trasmesso, a nome del Pontefice, dal cardinale segretario di Stato Vaticano, Pietro Parolin. Il Papa, si legge, “è rimasto profondamente addolorato dalla perdita di vite causata dalle recenti esplosioni a Kerman e invia l’assicurazione delle sue preghiere per i morti e per le loro famiglie in lutto”.
Intanto ha parlato anche il leader degli Hezbollah libanesi, Hasan Nasrallah. “Non rimarremo in silenzio” dopo l’attacco israeliano alla periferia sud di Beirut e “risponderemo al nemico”, ha dichiarato in un discorso trasmesso in diretta tv da una località segreta. “Sarebbe più pericoloso rimanere in silenzio che affrontare le ripercussioni di una nostra risposta”, ha aggiunto, sottolineando poi che “sarà il terreno di battaglia. E il terreno di battaglia non può aspettare”. Il leader libanese è alleato di Hamas e Iran. A Gaza, nel frattempo, è salito a 22.600 il numero dei morti, secondo dati forniti dal ministero della Sanità di Hamas.
Vincenzo Murgolo