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Case green, via libera dell’Ue ma l’Italia vota contro. Il ministro Giorgetti: “Il tema è chi paga”

Via libera dagli stati Ue alla nuova direttiva sulle case green, che dovranno essere a emissioni zero entro il 2050. Il
costo stimato è di 275 miliardi l’anno. Italia e Ungheria hanno votato contro; si sono astenute Repubblica Ceca, Croazia, Polonia, Slovacchia e Svezia. “Il tema è ‘chi paga’: abbiamo esperienze purtroppo note in Italia”, chiarisce il ministro dell’Economia Giorgetti facendo riferimento al Superbonus.

Ma cosa vuol dire case “green”? Case nuove a emissioni zero. E per tutte le altre requisiti più stringenti di efficienza. La
dibattuta svolta dell’Europa sulle emissioni degli edifici pubblici e privati incassa il sì definitivo del Consiglio Ue.
Una direttiva dai vincoli più soft rispetto alla prima proposta di legge presentata da Bruxelles, che concede maggiore
flessibilità per le ristrutturazioni. Ecco i principali elementi del testo.

EDIFICI NUOVI – Dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2030. Per quelli di proprietà pubblica la scadenza e’
fissata al 2028.

RISTRUTTURAZIONI – Abbandonata l’idea delle classi energetiche armonizzate, almeno il 16% – rispetto al 2020 –
degli edifici pubblici con le peggiori prestazioni andrà ristrutturato entro il 2030 e il 26% entro il 2033. Per le case
si applicherà un obiettivo di riduzione del consumo energetico del 16% dal 2030 e del 20-22% entro il 2035. Una promozione che richiede interventi come cappotto termico, sostituzione degli infissi, nuove caldaie a condensazione, pannelli solari. Obiettivo finale: un parco immobiliare a emissioni zero entro il 2050.

PANNELLI SOLARI – L’obbligo di installarli riguarderà i nuovi edifici pubblici e sarà progressivo, dal 2026 al 2030.
Dovranno inoltre essere attuate strategie, politiche e misure nazionali per dotare di impianti solari gli edifici
residenziali.

CALDAIE A GAS – I Paesi avranno tempo fino al 2040 per dire addio alle caldaie a combustibili fossili, mentre dal 2025
saranno aboliti tutti i sussidi per le caldaie autonome a combustibili fossili. Previsti anche incentivi per incoraggiare
il passaggio a sistemi di riscaldamento e raffreddamento alimentati da energie rinnovabili.

FLESSIBILITA’ – Le misure di ristrutturazione adottate dal 2020 saranno conteggiate ai fini dell’obiettivo di efficienza.

ESENZIONI – I governi potranno esentare gli edifici storici e agricoli, le chiese e i luoghi di culto, gli immobili a uso
militare e quelli utilizzati solo temporaneamente.

ENTRATA IN VIGORE – L’accordo dovrà ora essere confermato dai governi nazionali per poi essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale ed entrare in vigore venti giorni più tardi.

PIANI NAZIONALI – I Ventisette avranno due anni di tempo per adeguarsi presentando a Bruxelles le loro tabelle di marcia per indicare la via che intendono seguire per centrare gli obiettivi di efficientamento.

INVESTIMENTI – La Commissione europea stima che entro il 2030 saranno necessari 275 miliardi di euro di investimenti annui per la svolta energetica del parco immobiliare, ovvero 152 miliardi di euro di investimenti all’anno in più rispetto alle risorse attuali. Non sono previsti finanziamenti dedicati, ma i Paesi potranno attingere ai fondi Ue per sostenere la svolta: tra questi, il Fondo sociale per il clima, il Recovery fund e i Fondi di sviluppo regionale.

Stefania Losito

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