Bufera per le contestazioni alla ministra per la Famiglia, Eugenia Roccella, durante gli Stati Generali della Natalità. Quando Roccella ha preso la parola, in platea sono stati alzati dei cartelli che formavano la scritta: “Decido io”. A contestarla è stato un gruppo di studenti che le hanno impedito di parlare, con fischi e urla.
A quel punto la Roccella rivolta ai manifestanti ha preso il microfono e ha detto: “Ragazzi ma noi siamo d’accordo, ma
nessuno ha detto che qualcun altro decide sul corpo delle donne, proprio nessuno”. Ma la contestazione è proseguita. Una delle manifestanti ha parlato brevemente al microfono, ma poi è stata interrotta dall’organizzatore Gigi De Palo dicendo: “Questo però è un monologo”. Quindi mentre la contestazione proseguiva proprio De Palo ha deciso di dare la parola ad altri ospiti, posticipando l’intervento della Roccella che ha abbandonato prima il palco e poi l’Auditorium.
“Sul mio corpo decido io” è lo striscione che è stato esposto in platea dagli studenti aderenti ai collettivi
transfemministi Aracne, provenienti da varie città. Il gruppo, composto da circa 50 studenti per lo più delle
scuole medie superiori, ha abbandonato l’Auditorium. Solo allora i lavori all’interno della sala sono ripresi. A controllare
l’uscita dei giovani dall’Auditorium un cordone di polizia.
Immediata la reazione di partiti bipartisan ma anche del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha telefonato alla ministra per esprimerle solidarietà per quanto accaduto: “Voler mettere a tacere chi la pensa diversamente contrasta con le basi della civiltà e con la nostra Costituzione”, le ha detto.
Anche Giorgia Meloni ha dichiarato “piena e incondizionata solidarietà a Eugenia Roccella”. “Lo spettacolo andato in scena questa mattina è ignobile. Ancora una volta è stato impedito ad un Ministro di intervenire e di esprimere le proprie idee”, denuncia la premier. “Responsabile – sottolinea – è un gruppo di contestatori che si riempiono la bocca delle parole libertà, rispetto e autodeterminazione delle donne, ma poi amano la censura e impediscono ad una donna di parlare perché non ne condividono le idee. Mi auguro che tutte le forze politiche abbiano il coraggio di esprimere solidarietà e di condannare, senza se e senza ma. È ora di dire basta”, ha concluso.
“Ho scelto questa mattina di lasciare gli Stati generali della Natalità per consentire alle persone che erano sul palco con me, una mamma incinta di otto mesi che portava la sua testimonianza e il presidente del Forum delle famiglie Adriano Bordignon, di poter parlare senza subire la mia stessa sorte di censura. E invece neanche questo è stato
sufficiente: io ho lasciato il palco ma anche alla mamma (sommersa dai fischi) e a Bordignon è stato impedito di parlare
tranquillamente. Tanto è vero che l’evento è stato sospeso – si legge in una nota della ministra – Questa è la dimostrazione che non si è trattato soltanto di una censura verso di me o verso il governo, ma di una profonda
ostilità verso la maternità e la paternità, verso chi decide di mettere al mondo un figlio, esercitando la propria libertà e
senza nulla togliere alla libertà altrui, ma contribuendo a dare un futuro alla nostra società. Insomma quello che si contesta, alla fine, è la maternità come libera scelta”.
“Sono certa che la segretaria del Pd Elly Schlein, tutta la sinistra, gli intellettuali – Antonio Scurati, Roberto Saviano, Nicola Lagioia, Chiara Valerio, ecc. -, la ‘grande stampa’ e la ‘stampa militante’ che abbiamo visto in queste ore mobilitata in altre sedi, avranno parole inequivocabili di solidarietà nei miei confronti – ha commentato anche sui social Roccella – dopo l’atto di censura che questa mattina mi ha impedito di parlare agli Stati generali organizzati dalla Fondazione per la Natalità per svolgere il mio intervento e anche per rispondere ai contestatori-censori e interloquire con loro”. “Sono certa che i podisti della libertà e della democrazia non si faranno sfuggire questa occasione per dimostrare che l’evocazione del fascismo che non c’è, alla quale abbiamo assistito in queste settimane, non era solo una sceneggiata politica pronta a svanire di fronte alle censure vere”, ha proseguito nel post pubblicato su Facebook la ministra.
Solidarietà è arrivata anche dal presidente del Senato, Ignazio La Russa: “Il diritto di esprimere la propria opinione è uno dei pilastri della nostra Repubblica e non potrà mai essere messo in dubbio da un gruppo di facinorosi che si arrogano la facoltà di stabilire chi può parlare e chi no”, si legge su Facebook.
“Abbiamo voluto contestare questo Governo e la sua cultura patriarcale. Oggi la Roccella ha detto che nessuno ci stava impedendo la nostra libertà, ma è stata sempre lei a dire che ‘l’aborto purtroppo è un diritto. Ma contestiamo anche l’impostazione del convegno’. A parlare è una delle studentesse del collettivo Aracne. “Valditara – racconta la studentessa siciliana – ha mandato una circolare a tutti gli studenti per invitarli a partecipare ad un convegno del genere. Noi contestiamo in generale il convegno che ha una linea indirizzata a far pensare alle donne che il loro unico obiettivo nella vita è fare figli, a rendere l’aborto impossibile e a mettere i Pro Vita nei consultori”.
“Non vogliamo che il corpo della donna – le fa eco una studentessa romana dello stesso collettivo – venga visto come
uno strumento per la riproduzione e non vogliamo che il fine ultimo della donna venga considerato la maternità. Noi chiediamo nelle scuole educazione sesso- affettiva e la proposta di Valditara di educare alle relazioni non ci soddisferà mai. Chiediamo una pedagogia trasformista nelle scuole per formare un altro tipo di società”.
“In democrazia bisogna sempre rispettare le idee degli altri – commenta invece il vicepremier Antonio Tajani – contestare chi ha un’idea diversa è segno di mancato rispetto nei confronti dei valori della democrazia. Perché contestare chi la pensa in maniera diversa? Insultare non è una dimostrazione di rispetto della democrazia”. “Roccella non è una persona violenta – ha precisato Tajani – io sono stato un suo compagno di scuola, è sempre stata educata alla tolleranza e al rispetto. Credo sia giusto rispettarla”.
Stefania Losito