Nei primi sei mesi del 2023 sono stati sequestrati alle organizzazioni criminali oltre 29 milioni di euro di beni, con confische che hanno sfiorato i 130 milioni. È quanto riportato nella Relazione semestrale presentata dalla Direzione investigativa antimafia (Dia) e relativa al primo semestre dello scorso anno. Beni per oltre quattro milioni di euro sono stati sequestrati alla criminalità organizzata calabrese, circa due milioni a quella siciliana e poco più di due milioni e mezzo a quella campana. Quanto alle confische, il valore dei beni sequestrati alla criminalità siciliana sfiora i 100 milioni di euro. Le attività investigative concluse dalla Dia nel primo semestre del 2023 sono state 13 con 63 provvedimenti restrittivi. Allo stato attuale, si legge ancora nella relazione, sono in corso 295 attività di polizia giudiziaria, di cui 77 operazioni denominate e 218 indagini relative ad accertamenti investigativi connessi a procedimenti penali.
L’uso della tecnologia, si legge ancora, “assume un ruolo determinante per l’attività illecita delle organizzazioni criminali che, con sempre maggiore frequenza, utilizzano i sistemi di comunicazione crittografata, le applicazioni di messaggistica istantanea e i social”. La principale fonte di reddito delle organizzazioni criminali, a livello transnazionale, continua a essere il traffico di droga, a volte gestito “mediante nuovi modelli organizzativi capaci di sfruttare il web, soprattutto nella fase dello smercio”.
Un altro motivo di preoccupazione, secondo la Dia, è legato al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), che rappresenta “un importante pacchetto di investimenti e riforme attualmente in corso di implementazione” ed è elevato rischio che le organizzazioni mafiose manifestino interesse per questi fondi “aumentando il fenomeno di infiltrazione nell’economia legale”. Secondo la relazione, per contrastare efficacemente i tentativi di infiltrazione, il Viminale ha adottato una “strategia preventiva focalizzata sulla documentazione antimafia, con particolare attenzione alle informazioni fornite dalle Prefetture”. Nel primo semestre del 2023 “le richieste di avvio istruttoria antimafia Pnrr sono state 11.890 a livello nazionale e otto si sono concluse con l’adozione di provvedimenti interdittivi antimafia”. Un allarme condiviso dalla presidente della Commissione parlamentare antimafia, Chiara Colosimo, che durante un evento a Napoli ha spiegato che la Commissione ha istituito un comitato che si occupa nello specifico delle risorse del Pnrr.
Dalla relazione emerge anche un ruolo da parte di organizzazioni straniere. “Negli ultimi anni”, si legge, “anche l’Africa occidentale è diventata per le cosche di ‘ndrangheta una tappa sempre più importante per i propri traffici”. Costa d’Avorio, Guinea-Bissau e Ghana sono diventate basi logistiche cruciali per i narcos. “A questi Paesi si aggiunge di recente anche la Libia”, si legge. Negli Stati Uniti e in Canada “l’infiltrazione criminale della ‘ndrangheta appare ormai compiuta”, come dimostrato da recenti operazioni di polizia. Anche le organizzazioni criminali albanesi “manifestano un’alta pericolosità e una forte incidenza nelle attività illegali, con particolare riferimento al traffico di droga”.
Vincenzo Murgolo