Il decreto carceri è legge. L’Aula della Camera approva in via definitiva il provvedimento con 153 si, 89 no e 1 astenuto. Ma è bufera per l’incontro a Palazzo Chigi, in contemporanea con la discussione del testo a Montecitorio, della premier Meloni con il guardasigilli Carlo Nordio, i sottosegretari Ostellari, Delmastro, Sisto e i presidenti delle Commissioni Giustizia di Senato e Camera Giulia Bongiorno e Ciro Maschio per fare il punto sui prossimi “passi da fare” per affrontare l’emergenza carceri che “resta una priorità”. Al termine del vertice, Nordio fa sapere di aver chiesto un incontro al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e di voler proporre “modifiche alle norme sulla custodia cautelare”. Le opposizioni parlano dell’incontro come di uno sgarbo istituzionale che “umilia” il Parlamento e il ministro Nordio è costretto a precisare che la riunione – su richiesta di Chigi, evidenzia – non rappresentava “alcuna sovrapposizione” con i lavori del Parlamento.
Due sono stati, però, gli ordini del giorno che hanno infuocato l’aula durante la discussione: uno del democratico pugliese, Marco Lacarra, a favore delle detenute madri e uno del deputato di Azione, Enrico Costa, ribattezzato ‘Salva-Toti’. Lacarra ha chiesto di rimpinguare il fondo per le detenute madri con figli minori ma ha rifiutato la firma alla richiesta da parte della deputata leghista Simonetta Matone. “Matone si è espressa sempre in modo contrario in Commissione” anche sul ddl Sicurezza, spiega Lacarra, “non posso accettare che ora firmi l’odg” che impegna il Governo a finanziare le case famiglia per le detenute madri. E’ una questione politica, non personale, chiarisce il pugliese. ma arriva quella che proprio Lacarra chiama ritorsione: l’odg viene respinto con 156 no e 127 sì. Tutto questo mentre si protesta per l’intervento di Matone che chiede se sia “meglio stare dentro la metropolitana a rubare, al settimo mese di gravidanza o in un ICAM, con medico, puericultore e ginecologo?”. Aggiungendo di voler sapere “quanti di quelli che si indignano” siano “mai entrati in un campo Rom, magari col tacco 12”. Frasi considerate “sessiste” e “razziali” da Laura Boldrini.
Scintille anche sull’odg di Costa. Il governo dà parere favorevole e il testo passa. Si tratta di un odg che impegna il governo a rivedere le norme sulla custodia cautelare. L’idea, ripresa dal referendum del 2022, è di non far finire in carcere l’incensurato che non ha commesso reati gravissimi. E il modo di farlo è riformare la norma del codice di procedura penale laddove stabilisce che tra i requisiti per la custodia cautelare ci sia il rischio di reiterazione. Posizione analoga a quella espressa nelle stesse ore dal Guardasigilli Carlo Nordio nell’incontro con i Garanti dei detenuti. “Il 25% della popolazione carceraria è in custodia cautelare”, spiega Costa che considera “fondamentale il tema della presunzione di innocenza”. “Si apre la strada per lo scudo per i governatori chiesto da Salvini dopo la vicenda Toti” commenta il leader Avs Angelo Bonelli.
Stefania Losito