Quattro morti e più di venti feriti in un attacco israeliano a Beirut con 5 missili che hanno colpito un edificio residenziale di otto piani nel cuore della città libanese, distruggendolo completamente. “La capitale Beirut si è svegliata con un terrificante massacro, con gli aerei israeliani che hanno completamente distrutto un edificio residenziale di otto piani usando cinque missili in Maamoun Street, nel quartiere di Basta”, ha riferito l’Agenzia nazionale Ani.
“Il nemico israeliano ha colpito (il quartiere di) Basta al-Fawqa a Beirut uccidendo almeno 4 persone e ferendone altre
23″, mentre i soccorritori “stanno rimuovendo le macerie”, dice la nota.
Secondo fonti di sicurezza, almeno quattro missili sono stati lanciati su Beirut, mentre diversi media locali ipotizzano che gli aerei che hanno effettuato gli attacchi abbiano lanciato dei “bunker buster”, munizioni che possono penetrare nel sottosuolo prima di esplodere.
Sul posto prosegue la rimozione delle macerie sul luogo del raid e le immagini documentano la disperazione dei residenti. Inoltre, secondo il New York Times, che ha analizzato con esperti un video diffuso dall’esercito israeliano, gli aerei che il 27 settembre hanno bombardato il quartier generale di Hezbollah nella periferia sud di Beirut e causato la morte di Hassan Nasrallah, erano equipaggiati di almeno 15 bombe di una tonnellata, inclusa la BLU-109 di fabbricazione statunitense.
Ieri la base Unifil di Shama è stata raggiunta da due razzi lanciati probabilmente da Hezbollah, uno dei quali ha impattato contro l’esterno del bunker ferendo lievemente 4 caschi blu italiani. Il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani ha spiegato che lunedì parlerà con il suo omologo libanese per arginare i rischi di ulteriori attacchi.
Tajani, a proposito dell’invito a venire in Italia del ministro Salvini al premier israeliano Netanyahu, colpito da un mandato d’arresto della Corte penale internazionale con l’accusa di crimini di guerra, in un’intervista a la Repubblica, ha chiarito: “Senta, la politica estera si deve fare in maniera costruttiva. È una cosa seria. Ogni parola va pesata, ponderata, calibrata. C’è di mezzo un Paese. E quindi la linea viene espressa dal presidente del Consiglio e dal ministro degli Esteri”.
“Poi un leader di partito parla di quello che vuole – aggiunge – Ma restano opinioni politiche di leader di partito, che però non diventano automaticamente la linea dell’esecutivo. Io tendo a evitare di rispondere a nome del governo su questioni legate alle competenze degli altri ministri”. La posizione dell’esecutivo è che “vogliamo prima leggere le carte, capire le motivazioni della sentenza, ragionare su cosa sostiene la Corte. Noi riconosciamo e sosteniamo la Corte penale. Ma lo facciamo ricordando che deve avere sempre una visione giuridica e non politica. Nel pieno di una guerra di questa violenza il primo obiettivo degli Stati, e della Repubblica italiana, è quello di trovare alleanze politiche per fermare le morti a Gaza e in Libano, per ritornare a un percorso diplomatico. Noi dobbiamo portare la pace a Gaza, non dobbiamo credere che portare qualcuno in carcere aiuti la pace”.
Stefania Losito