
Los Angeles, la megalopoli da dieci milioni di abitanti, la seconda più grande degli Stati uniti, va a fuoco e fiamme. La sindaca Karen Bass ha infatti dichiarato il coprifuoco notturno, dalle 20 alle 6, mentre le autorità locali cercavano di
gestire le proteste contro i massicci raid anti-clandestini che il presidente Donald Trump ha definito un’invasione da parte di un “nemico straniero”. “Ho dichiarato l’emergenza locale e imposto il coprifuoco per il centro di Los Angeles per fermare i vandalismi e i saccheggi”, ha detto ai giornalisti Bass. Un miglio quadrato (che corrisponde a due chilometri quadrati e mezzo) del centro cittadino sarà interdetto per tutti, tranne che per residenti, giornalisti e servizi di emergenza.
Il dipartimento di polizia ha dichiarato che sono stati effettuati “decine di arresti”, mentre diversi gruppi di protesta continuano a radunarsi nella zona designata per il coprifuoco. “Diversi gruppi continuano a radunarsi sulla 1st Street tra Spring e Alameda”, ha comunicato la polizia su X. “Sono stati avviati arresti di massa”, aggiungono le forze dell’ordine, “decine di arresti sono stati effettuati per non aver lasciato un luogo di assembramento illegale”.
Da venerdì scorso, nella città degli angeli, sono iniziate proteste in gran parte pacifiche, segnate da isolati episodi di violenza, mentre la rabbia cresceva per l’aumento degli arresti da parte delle autorità per l’immigrazione. Nella notte di lunedi’, poi, i saccheggi: 23 i negozi derubati, 400 le persone arrestate in tre giorni.
Trump ha annunciato l’invio di 9.000 migranti nel carcere di massima sicurezza di Guantanamo. Fra questi, secondo quanto rivela il Washington Post, ci sarebbero anche degli italiani, oltre a persone provenienti da Gran Bretagna Francia, Germania, Irlanda, Belgio, Paesi Bassi, Lituania, Polonia, Turchia e Ucraina, ma anche da altre parti del mondo, tra cui molti provenienti da Haiti.
È improbabile, secondo quanto riferito dalle fonte al Washington Post, che l’amministrazione Usa informi i governi di origine degli stranieri sui trasferimenti imminenti verso la famigerata struttura militare, compresi stretti alleati degli Stati Uniti come Italia Gran Bretagna, Germania e Francia. Le persone che saranno deportate a Guantanamo sono tutti “immigrati illegali”.
Nel frattempo Trump ha inviato 4mila uomini della Guardia nazionale in città, insieme a 700 marines, per riprendere il controllo, nonostante le forze dell’ordine locali abbiano insistito sul fatto che sarebbero state in grado di gestire la situazione. La loro missione sarà sorvegliare le strutture federali e accompagnare “gli agenti federali nelle operazioni di controllo dell’immigrazione al fine di fornire protezione”.
Il Pentagono ha affermato che l’invio costerebbe ai contribuenti statunitensi 134 milioni di dollari. Fotografie diffuse dal Corpo dei Marines mostravano uomini in divisa da combattimento che utilizzavano scudi antisommossa per esercitarsi nelle tecniche di controllo della folla presso la Naval Weapons Station di Seal Beach.
“Quello a cui state assistendo in California e’ un vero e proprio assalto alla pace, all’ordine pubblico e alla sovranità nazionale, portato avanti da rivoltosi che sventolano bandiere straniere con l’obiettivo di continuare un’invasione straniera del nostro Paese”, ha detto Trump parlando alle truppe in una base militare a Fort Bragg, nella Carolina del Nord. “Questa anarchia non durerà – ha ammonito – non permetteremo che agenti federali vengano attaccati e non permetteremo che una città americana venga invasa e conquistata da un nemico straniero”.
Il governatore della California, Gavin Newsom, un democratico con un passato di contrasti proprio con il presidente Usa, ha parlato di una sconcertante militarizzazione della città da parte di Trump, e del comportamento di “un tiranno, non di un presidente”. E ha aggiunto: “Mandare soldati addestrati per le strade è senza precedenti e minaccia il cuore stesso della nostra democrazia”. In un documento depositato presso la Corte distrettuale degli Stati Uniti nella California settentrionale, Newsom ha chiesto un’ingiunzione che impedisca l’uso delle truppe come qualsiasi tipo di forza di polizia e che si limitino a sorvegliare gli edifici federali. La democrazia è “sotto attacco davanti ai nostri occhi”, Donald Trump sta “devastando il progetto storico dei nostri padri fondatori”, ha detto ancora il governatore della California. Il presidente degli Stati Uniti “sta organizzando una retata militare in tutta Los Angeles”, ha affermato Newsom. “I regimi autoritari iniziano prendendo di mira le persone meno in grado di difendersi. Ma non si fermano qui – ha aggiunto -. Trump e i suoi fedelissimi prosperano sulla divisione perché permette loro di acquisire più potere ed esercitare un controllo ancora maggiore”. Il governatore ha poi ha avvertito che la situazione che si sta sviluppando in California è solo l’inizio. “Questo riguarda tutti noi. Riguarda voi. La California potrebbe essere la prima, ma chiaramente non finirà qui. Altri Stati saranno i prossimi”, ha detto. Proteste si stanno svolgendo, infatti, in altre 30 città americane, tra cui San Francisco, New York e Dallas.
Stefania Losito