Per contrastare e gestire l’aviaria, dalla primavera 2026 parte ufficialmente in Italia la vaccinazione di tacchini e galline ovaiole nei territori più a rischio, in particolare Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. E’ la prima volta in Italia. E’ stato approvato il piano definitivo da parte di tutti i soggetti della filiera avicola, delle associazioni e delle Regioni coinvolte, al tavolo convocato al ministero dell’Agricoltura, con il direttore generale della Salute Animale del ministero della Salute, Giovanni Filippini e il sottosegratario al Masaf, Patrizio La Pietra.
È di pochi giorni fa il rapporto dell’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, secondo il quale tra il 6 settembre e il 14 novembre 2025 sono stati segnalati 1443 casi di influenza aviaria ad alta patogenicità (Hpai) A(H5) negli uccelli selvatici in 26 Paesi europei, quattro volte in più rispetto allo stesso periodo nel 2024 e il numero più alto
quanto meno dal 2016. Ma gli esperti invitano alla calma precisando che il livello generale di allerta non è stato innalzato poiché non si è determinata ad oggi alcuna trasmissione da uomo a uomo del virus.
Sono altre due le azioni previste dal piano: il rafforzamento della biosicurezza per mettere al riparo gli allevamenti da possibili contaminazioni esterne e aiuti per il mancato reddito causato dalla riduzione del numero di animali.
L’approvazione all’unanimità delle misure, spiega La Pietra, “ci consentirà di agire in tempi rapidi per affrontare la possibile diffusione del virus, in particolare in aree più a rischio, quali il Veneto, la Lombardia e l’Emilia Romagna, a fronte anche dei rischi connessi ai movimenti migratori. Vogliamo cambiare il paradigma nell’approccio al problema e
quindi dobbiamo passare da un’azione incentrata sui ristori agli allevatori per i danni subiti a un’azione di forte prevenzione”. Per realizzare questo obiettivo, aggiunge il sottosegretario al Masaf “lavoreremo su biosicurezza e gestione del territorio in termini di valutazione dei non accasamenti negli allevamenti presenti nei territori a rischio, che insistono sulle cosiddette zone umide di passaggio della fauna migratoria, con l’obiettivo di impedire il passaggio del virus dall’ambiente agli allevamenti circostanti e quando ci riferiamo alla gestione del territorio in termini di accasamenti, questo significa intervenire riducendo il numero degli animali dei nostri allevatori, prevedendo un finanziamento per il mancato reddito”. Poi, sottolinea La Pietra “puntiamo sul grande tema della vaccinazione”. “Prima di Natale si terrà un tavolo tecnico dove verranno definite, in maniera puntuale, le azioni specifiche da mettere in campo a partire dal 2026”.
Stefania Losito
