“Il mio nome si pronuncia ‘comma-la’. Significa ‘fiore di loto’, che e’ un simbolo importante nella cultura indiana. Il loto cresce sott’acqua, e il suo fiore fuoriesce dalla superficie quando le radici sono ben piantate
nel fondale del fiume”. Si presenta cosi’ Kamala Harris, la prima donna vicepresidente degli Stati Uniti dopo essere stata la prima in tante altre funzioni (prima donna procuratore generale della California, prima afro-asioamericana ad essere eletta al Senato) nella sua autobiografia ‘Le nostre verita” che arriva domani, 28 gennaio, il libreria edito da ‘La nave di Teseo’ nella collana ‘i Fari’.
Il libro è stato pubblicato in America a gennaio 2019 col titolo ‘The Truths We Hold: An American Journey’ (Le verita’ che abbiamo: un viaggio americano). E’ stato scritto prima che la vita della senatrice democratica fosse stravolta dagli eventi che l’hanno portata ad affiancare Joe Biden nella corsa alla Casa Bianca e arrivare lassu’ dove mai una donna era arrivata, sullo scranno della seconda carica degli Stati Uniti. Per questo, forse, ancor piu’ interessante perche’ la Harris, nata a Oakland in California da madre indiana, immigrata da Chennai, e da padre di origine giamaicana, si mette a nudo raccontando la sua infanzia, l’impegno civile dei genitori, ma soprattutto della madre Shyamala Gopalan, endocrinologa
impegnata nella ricerca contro il tumore al seno. In questo libro Kamala si racconta, parla della sua esperienza fin da bambina a contatto con le comunita’ di colore, spiega di essersi nutrita con le discussioni sulla giustizia sociale.
Angela Tangorra