un atteggiamento ossessivo nei confronti del mio lavoro. Intanto il tempo, passato soprattutto in studio, vola e mi rendo conto di aver perso per strada qualcosa, il rapporto con gli amici, con la famiglia, con le persone che mi vogliono bene”. Il nuovo album, dice: “Mi ha permesso di fermarmi a capire cosa voglio cambiare di me”.
L’album segna il raggiungimento di una nuova maturita’ artistica per Mr Rain, a dieci anni dal debutto nel 2011, vissuti “coerentemente senza rimorsi ne’ compromessi”. “Pretichor e’ una versione Pro, aggiornata, di me. Il viaggio per versi che e’ un cerchio che parte da Fiori di Chernobyl (scritta per uscire da un periodo un po’ buio) e si chiude con Ricominciare da me, per guardare gia’ a domani”. Dieci canzoni (comprese le collaborazioni internazionali con la cantatrice inglese Birdy e con il rapper Hopsin, contattati sui social durante il lockdown), in cui l’artista trova, o sembra trovare, un equilibrio con se stesso.
“Poi magari tra tre mesi, riascoltandolo, rifarei tutto daccapo”. A livello sonoro, il valore aggiunto, spiega, e’ “l’uso di strumenti veri”.
La parola Petrichor significa letteralmente “profumo della pioggia”. La scelta non e’ casuale per Mr Rain (gia’ il suo nome d’arte la dice lunga), che scrive, compone, ed e’ ispirato solo quando piove e riesce a sentire il profumo della pioggia. E’ anche uno dei fil rouge dell’album, che lega tutte le canzoni,
come una sorta di colonna sonora.
Tra i brani ce n’e’ uno, “Non fa per me”, che è una dura critica al mondo musicale. “In Italia sono tutti i piu’ bravi di me a fare i cantanti – canta Mr Rain – Schiavi dell’oro e degli outfit, Dischi di platino scritti da maghi del writing. E’ un mio sfogo personale, una fotografia al panorama attuale, dove non tutti gli artisti hanno le stesse possibilita’.
Quelli che fanno sold out e milioni di streaming non sempre hanno accesso a radio e tv. Non sono stufo della musica, ma del mondo che ci gira intorno”. Mr. Rain parla anche di Sanremo, che finora lo ha rifiutato. “Ci ho provato l’anno scorso, con “Fiori di Chernobyl” e poi quest’anno con “A Forma di Origami” ma ci provero’ ancora. Non mollo: e’ una sfida personale. Il festival e’ l’opportunita’ di mettersi a confronto con gli altri e con se stessi. Anche se posso dire con certezza che “Fiori di Chernobyl” era un brano con un suo peso specifico, ma a Sanremo non viene valutata la musica”.
Intanto, chiuso per ora il discorso festival, spera si possa riaprire quello dei live. “La gente ha bisogno di concerti, io ho bisogno di concerti. Magari si potra’ fare qualcosa in estate, con capienza ridotta, purche’ si faccia”.