La testimonianza: “Anche la direttrice aveva il manganello”
“Non posso ripensarci, vado al manicomio. Secondo me erano drogati, erano tutti con i manganelli, anche la direttrice”. Sono le parole con cui Vincenzo Cacace, ex detenuto sulla sedia a rotelle nel carcere di Santa Maria Capua Vetere (in provincia di Caserta), ricorda il pestaggio da parte della polizia penitenziaria avvenuto lo scorso aprile.
“Sono stato il primo ad essere tirato fuori dalla cella insieme con il mio piantone perché sono sulla sedia a rotelle – ha raccontato – Ci hanno massacrato, hanno ammazzato un ragazzo. Hanno abusato di un detenuto con un manganello. Mi hanno distrutto, mentalmente mi hanno ucciso. Volevano farci perdere la dignità ma l’abbiamo mantenuta. Sono loro i malavitosi perchè vogliono comandare in carcere. Noi dobbiamo pagare, è giusto ma non dobbiamo pagare con la nostra vita. Voglio denunciarli perchè voglio i danni morali”.
Intanto, saranno sospesi i 52 agenti della Polizia Penitenziaria coinvolti in quella che il gip ha definito «l’orribile mattanza» avvenuta la sera del 6 aprile 2020 nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. Il Dipartimento amministrazione penitenziaria (Dap) sta valutando ulteriori provvedimenti per gli altri poliziotti non destinatari delle misure cautelari.
Il ministro della Giustizia, Marta Cartabia, ha definito “un tradimento della Costituzione” quanto accaduto e chiesto approfondimenti sull’intera catena di responsabilità, esprimendo ferma condanna insieme con il capo del Dap, Bernardo Petralia.
Michela Lopez