In Australia lockdown esteso di un’altra settimana, a Tokyo niente staffetta della torcia olimpica
L’arrivo dell’estate ci aveva illusi, ancora una volta, che la pandemia da Covid-19 fosse alle spalle, ancor più per la campagna vaccinale in corso. In realtà il virus continua a circolare e con le sue varianti, Delta in primis, ci ricorda che la battaglia è ancora pienamente attuale.
“Siamo di fronte a uno snodo decisivo nella seconda parte della gestione della pandemia – ha detto il ministro della Salute Roberto Speranza – caratterizzata dalla disponibilità dei vaccini. Abbiamo una straordinaria opportunità”. Secondo il ministro la vaccinazione è l’arma essenziale che abbiamo e bisogna insistere con ogni energia affinché la campagna prosegua. “Non dobbiamo dimenticare le settimane difficili che abbiamo vissuto” ha detto.
Intanto il mondo torna a chiudere e porre restrizioni, dopo una timida riapertura. Le autorità regionali della Catalogna, in Spagna, hanno imposto una nuova chiusura, a partire da questo fine settimana, a discoteche e locali notturni. Troppi i nuovi contagi nelle ultime settimane, soprattutto tra i giovani sotto i 30 anni di età. Inoltre, per partecipare a eventi con più di 500 persone sarà obbligatorio presentare il risultato negativo di un tampone o un certificato che attesti che è stato completato il ciclo di vaccinazione. Le mascherine dovranno essere sempre indossate, anche all’aperto. Un passo indietro importante.
In Australia, a Sydney, il lockdown-lampo di 14 giorni è stato prolungato di un’altra settimana. Si potrà uscire solo per andare al lavoro, per fare la spesa e per emergenza.
A Tokyo, in Giappone, sede delle Olimpiadi estive a partire dal 23 luglio, previste lo scorso anno e già rinviate, è stata annullata la staffetta della torcia olimpica nelle strade della città. Al suo posto saranno organizzate piccole cerimonie a porte chiuse e accessibili in streaming. Inoltre non è ancora certa la presenza di pubblico durante le manifestazioni sportive. La decisione verrà presa nei prossimi giorni, ma il presidente del Comitato organizzatore, Seiko Hashimoto, ha già fatto sapere che l’opzione a porte chiuse rimane una possibilità.
Ad andare controcorrente è l’Inghilterra, che dal 19 luglio eliminerà tutte le restrizioni. Una scelta che, da ammissione dello stesso premier Boris Johnson, porterà ad un aumento di contagi e morti, ma che era necessaria per far ripartire la nazione.
Prima di quella data, però, il governo britannico ha dato l’ok per disputare semifinali e finale dell’Europeo di calcio, a Wembley, in uno stadio con 60 mila persone. Il ministro delle Attività Produttive inglese, Kwasi Kwarteng si è detto fiducioso di poter tenere a bada il rischio di un focolaio di contagi della variante Delta nello stadio e all’esterno durante raduni e festeggiamenti. Nello stesso tempo, però, ammette di non poter garantire il rischio zero.
“Io penso che siamo in grado di gestire il rischio, ma non possiamo dire che i rischi non esistano quando si hanno migliaia di persone in un un luogo”, ha detto Kwarteng. “C’è sempre un margine di rischio nella vita – ha proseguito il ministro – sono fiducioso che non vi sarà un grande focolaio, ma ora non possiamo garantirlo”.
Gianvito Magistà