Molti assenti tra i banchi per votare la riforma del processo penale voluta da Draghi e dal ministro della giustizia Marta Cartabia
Dopo 5 mesi di lavoro la riforma della giustizia voluta dal presidente del consiglio Draghi e firmata dal ministro della giustizia Marta Cartabia è passata ieri sera alla Camera con 396 sì, 57 no e 3 astenuti.
Si tratta di un voto che sembra ricompattare solo in parte la maggioranza. Il tasso di assenze è risalito, oltre 60, in parte imputabile al dissenso politico dei 5 stelle alla riforma.
Sicuramente i 396 sì sono infatti ben lontani dai 462 ok alla prima fiducia della notte e mettono in evidenza soprattutto i tormenti dei 5stelle: un paio avrebbero addirittura votato contro il provvedimento.
Si è trattato di un rush finale che si è consumato mentre il M5S si trova anche ad affrontare il voto sul nuovo Statuto e la leadership di Giuseppe Conte da consolidare.
A imporre i tempi stretti è l’Ue, che nel Pnrr ha legato l’arrivo dei fondi del Recovery plan alla drastica riduzione dei tempi dei processi penali in Italia (-25% in cinque anni).
A settembre il testo passerà in Senato per diventare legge.
Tra i nodi sui quali si sono consumati trattative e scontri delle ultime settimane, innanzitutto la prescrizione processuale: in appello, secondo la riforma, i processi dovranno durare due anni e in Cassazione uno, con la possibilità che i procedimenti più complessi arrivino rispettivamente fino a tre anni e a 18 mesi. L’accordo raggiunto nei giorni scorsi prevede ulteriori proroghe di un anno per i reati più gravi come mafia, terrorismo, violenza sessuale e traffico di droga, stabilite dal giudice. Mentre resta la non prescrizione per i reati puniti con l’ergastolo. Inappellabili invece le condanne per i reati minori. Si guarda poi in maniera diversa alla pena, con l’impiego dei lavori socialmente utili non retribuiti, arresti domiciliari o semilibertà con rientro notturno, per le condanne e i 9 reati più lievi. Si rivede anche la detenzione con ampia apertura alle sanzioni alternative e con assunzioni e formazione per il personale carcerario, soluzione ancor più sentita dalla Cartabia dopo la sua visita al carcere di Santa Maria Capua Vetere, dove sono avvenuti sanguinosi pestaggi nel 2020.
La riforma prevede anche il potenziamento dello staff del magistrato che diventa l’arma per velocizzare del 25% il processo penale e del 40% quello civile, con l”assunzione a tempo determinato nei prossimi 5 anni di 21.910 persone.
Angela Tangorra