“Non vediamo l’ora di tornare a Parigi, vogliamo essere il primo gruppo che suonerà alla riapertura del Bataclan”. Gli Eagles of death metal, il gruppo che stava suonando al Bataclan la sera del 13 novembre quando fecero irruzione i terroristi, raccontano ai microfoni di Vice a Los Angeles la notte del terrore. I primi colpi di mitra che si confondono con la batteria: “All’inizio credevo fossero gli amplificatori, ma è bastato un attimo per capire che mi sbagliavo”, ricorda il batterista Castello. Dal palco si accorgono che uno dei terroristi sta cambiando il caricatore del mitra. Sono secondi preziosi per fuggire. Due della band si dirigono verso i camerini ma devono tornare indietro perché nel corridoio c’è un altro terrorista all’opera. Matt, il bassista, si chiude in una stanza con altri spettatori: “Sono arrivato e ho visto gente sanguinante, che cercava di aiutare gli altri a salire. Abbiamo bloccato la porta con le sedie, uno ha preso una bottiglia di champagne per usarla come arma di difesa. Gli spari sono continuati per altri 15 minuti, finché un’esplosione non ha fatto tremare le pareti». Jesse, il cantante e il fondatore del gruppo, corre per il locale in cerca della sua ragazza, Tuesday. Apre porte, percorre corridoi, s’imbatte in un uomo armato che gli punta il fucile, si blocca e imbocca una scalinata, scende le scale, guadagna l’uscita, non incontra la compagna che intanto è al sicuro sana e salva. Joshua, l’altro fondatore del gruppo, è ancora sotto choc, durante l’intervista abbraccia Jesse, piange e risponde alla domanda più difficile: cosa diresti ai genitori delle vittime? “Non lo so quale sarebbe la cosa giusta da dire. Vorrei solo mettermi in ginocchio e dire: sono a vostra disposizione. Forse è normale che non ci siano parole, forse non dovrebbero essercene”.
Maurizio Angelillo