Veicoli fuori uso che vengono fatti “scomparire” per evitare gli elevati costi connessi alle operazioni di recupero e smaltimento, pratiche tese a iniziare il processo di rottamazione con una messa in sicurezza solo parziale dei rifiuti pericolosi e successiva rivendita di parti come pezzi di ricambio. E’ una pratica diffusa in Italia che ingenera uno spostamento fittizio dei rifiuti per lo più legittimato da documenti di trasporto falsi e fatture inesistenti. I rifiuti, falsamente recuperati, vengono in gran parte avviati al mercato clandestino nazionale o inviati all’estero. Nel solo 2021 il comando carabinieri tutela forestale ha controllato, in tutta Italia, quasi duemila soggetti, scoprendo 526 illeciti amministrativi, ed elevando così sanzioni per 802.000 euro (oltre ad accertare 86 illeciti penalmente rilevanti). Nella sola Regione Lazio, a fronte di 199 controlli effettuati, sono state elevate sanzioni pari a un totale di 263.284 euro e accertati 93 illeciti amministrativi e 19 illeciti penali.
Le motivazioni della diffusione del fenomeno, viene precisato, “sono riconducibili ai facili profitti derivanti dal riciclo dei materiali ferrosi e dei pezzi di ricambio eludendo la normativa di settore”.
Una filiera che risulta essere complessa e articolata perché coinvolge diverse categorie produttive, spiegano i militari. Infatti gli effetti negativi della loro illecita gestione “hanno preoccupanti ricadute per la tutela ambientale in tema di inquinamento del suolo e delle acque”.
Stefania Losito