Il tasso di natalità in Cina è precipitato ai minimi storici nel 2021, attestandosi al rapporto di 7,52 nascite ogni 1.000 persone, in calo su quello di 8,52 del 2020.
In base ai dati dell’Ufficio nazionale di statistica, si tratta della cifra più bassa mai registrata nell’Annuario statistico del Paese dal 1978 e la più bassa dalla fondazione della Repubblica popolare cinese nel 1949. Lo scorso anno il Paese ha registrato un totale di 10,62 milioni di nascite.
Nel Paese dal 2016 è consentito avere due figli, numero portato a tre dallo scorso anno. Prima della scorsa estate, il presidente Xi Jinping aveva autorizzato, infatti, le coppie ad avere tre figli. Ma nessun incentivo (nemmeno i lockdown in periodo di pandemia che hanno costretto le coppie in casa insieme) si è rivelato evidentemente vincente: in calo anche le celebrazioni di matrimoni (poco più di otto milioni nel 2021), ai minimi storici. E i divorzi sono il doppio.
In quarant’anni una decisa inversione di tendenza, se si pensa al 1979, quando il Governo cinese impose la “politica del figlio unico”, una delle politiche di controllo delle nascite nell’ambito della pianificazione familiare per contrastare il fortissimo incremento demografico del Paese. Ma adesso il Governo è preoccupato, si invecchia più di quanto si nasce, e forse si prepara al varo di nuove riforme “persuasive”.
Stefania Losito